Al via lo scarico nell’oceano Pacifico dell’acqua radioattiva che si trova nelle cisterne della centrale nucleare di Fukushima.

Nonostante le tante proteste dei Paesi vicini per le possibili conseguenze sull’ambiente nonché dei pescatori locali preoccupati per i loro prodotti l’operazione è iniziata oggi alle 13 ora locale, le 6.00 in Italia.

La prima parte dell’operazione prevede il versamento di circa 7.800 metri cubi di acqua trattata che richiederà circa 17 giorni per essere del tutto completato.

L’acqua di raffreddamento esce dai reattori della centrale con un alto livello di contaminazione e per “ripulirla” si è dovuto ricorrere all’ALPS (Advanced Liquid Processing System), un sistema di pompaggio e filtraggio. Il sistema attraverso una serie di reazioni chimiche, è stato in grado di eliminare 62 radionuclidi dall’acqua trattata.

Tuttavia, questo sistema non ha la capacità di purificare pienamente l’acqua, infatti non rimuove il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno.

Tra tutti gli elementi radioattivi presenti nell’acqua di mare, il trizio ha però il più basso impatto radiologico con un tempo di smaltimento di poco più di 12 anni. Assorbito con l’acqua nel corpo umano, invece, ha un’emivita che va da sette a quattordici giorni. Questo elemento infatti è considerato dall’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, pericoloso per l’uomo solo a dosi elevate.

Acqua radioattiva di Fukushima: diluita e filtrata per rimuovere le sostanze radioattive

Il Giappone, nonostante molti non siano d’accordo con la decisione di versare in mare l’acqua radioattiva continua a garantire la piena sicurezza dell’operazione. Appoggiata anche dall’agenzia atomica delle Nazioni Unite.

Il disastro che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima risale a Marzo 2011. Quel giorno rimasto ormai nella storia ha causato la morte di circa 18.000 persone e danneggiato tre dei reattori nucleari.

Da allora, l’operatore TEPCO ha raccolto 1,34 milioni di tonnellate di acqua utilizzata per raffreddare quello che è rimasto dei reattori, ancora altamente radioattivi. Questa acqua è stata poi miscelata con l’acqua sotterranea e con quella proveniente dalle precipitazioni.

La TEPCO infatti ha fatto sapere che l’acqua è stata diluita e filtrata per rimuovere tutte le sostanze radioattive, ad eccezione del trizio, i cui livelli sono comunque ben al di sotto della soglia considerata pericolosa. Questo lavoro di filtrazione abbasserebbe di molto i rischi di una possibile contaminazione delle acque dell’oceano.

Il 4 Luglio scorso, il premier Kishida ha ricevuto da Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Aiea, un report nel quale si spiegava come il piano del governo giapponese fosse del tutto conforme agli standard globali di sicurezza.

Greenpeace Giappone contro la decisione del governo

L’Aiea ha inoltre dichiarato che manterrà una presenza costante presso l’impianto durante tutto il processo di revisione e scarico. I dati raccolti verranno poi condivisi a livello globale, includendo il monitoraggio in tempo reale delle rilevazioni.

Anche il Primo Ministro Kishida ha rimarcato l’intenzione del Giappone di comunicare il piano agli abitanti con un alto grado di trasparenza, cercando di evitare danni alla reputazione.

Contraria alla decisione del governo giapponese è Greenpeace Giappone. Secondo l’associazione infatti l’avvio di questa operazione violerebbe i diritti umani delle comunità locali in Giappone non rispettando di fatto il diritto marittimo internazionale.

L’organizzazione ambientalista ha rilasciato una dura nota dove si sottolinea che il governo giapponese sta ignorando le preoccupazioni della popolazione e che la decisione di scaricare l’acqua contaminata nell’Oceano non è l’unica opzione che si poteva prendere.

Greenpeace Giappone accusa anche la Tokyo Electric Power Company (TEPCO), di affermare erroneamente che non ci sono alternative allo scarico in mare dell’acqua radioattiva.

In questo modo secondo Greenpeace si costituisce un volontario inquinamento dell’Oceano Pacifico attraverso il rilascio intenzionale di scorie radioattive.

Sulla vicenda si è espresso anche l’esperto nucleare spagnolo Luis Echavarri, ex direttore generale dell’Agenzia per l’energia nucleare dell’OCSE, che sostiene che lo scarico controllato delle acque trattate provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima sia “la meno dannosa” tra le opzioni disponibili.

Echavarri afferma infine che le altre alternative, come l’iniezione dell’acqua contaminata nel sottosuolo giapponese o la vaporizzazione, comportavano rischi ben maggiori.