Deve restare in carcere, secondo il gip Luisa Camposaragna, Sergio Frisinghelli, il 58enne accusato di aver ucciso a coltellate il vicino di casa di 35 anni Alessio Grana al culmine di una lite scoppiata per motivi condominiali. L’uomo nelle scorse ore aveva sostenuto di aver agito per legittima difesa, ma gli inquirenti sulla sua versione dei fatti hanno espresso diversi dubbi.

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Stando a quanto ricostruito finora, Frisinghelli avrebbe colpito Grana con un coltello da caccia dalla lama di 14 centimetri che teneva vicino all’ingresso del suo appartamento perché il 35enne – dal temperamento notoriamente violento – si era recato da lui con un mattarello in legno, minacciando di fargli del male.

Tra i due i rapporti si erano fatti particolarmente tesi già da un po’ di tempo: lo hanno riferito i vicini di casa interpellati nei momenti successivi alla tragedia, sostenendo che in tanti avessero denunciato la vittima – con problemi di alcol e tossicodipendenza e alcuni precedenti alle spalle – per i disturbi apportati alla quiete condominiale.

Era un volto noto alle forze dell’ordine. Frisinghelli, invece, lo stimavano tutti: durante il lockdown si era distinto per il suo servizio al fianco dei volontari della Protezione civile, ricevendo addirittura un riconoscimento dal Comune. Era stato lui, sabato scorso, a chiamare i soccorsi dopo aver aggredito il 35enne, morto dopo essersi trascinato fino al portone di casa sua.

Agli inquirenti ha ribadito più volte di aver agito per legittima difesa. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, tenutosi ieri, 23 agosto, nel carcere di Marassi, ha sostenuto che, nelle due settimane precedenti al delitto, Grana si era fatto particolarmente molesto, tanto che sua figlia, per paura, aveva deciso di andare a dormire dalla nonna paterna. Era appena uscita di casa quando, il 19 agosto scorso, lui, per accertarsi che non venisse disturbata, si era affacciato dalla finestra, vedendo Grana rientrare. In quel frangente quest’ultimo si sarebbe rivolto contro di lui con minacce e insulti.

Uomo di me**a, ti ammazzo. Basta**o, ti spacco.

Arrivando a colpire con un mattarello (talmente lungo da sembrare un bastone, come si era detto all’inizio) il suo portone. Il gesto che avrebbe fatto traboccare il vaso, secondo il 58enne, spingendolo a reagire.

I dubbi degli inquirenti sulla legittima difesa

O almeno è ciò che l’uomo arrestato sostiene (il suo avvocato parla di “eccesso di legittima difesa”). Perché gli inquirenti, invece, hanno dei dubbi. E sul caso vogliono vederci chiaro. Si chiedono, in particolare, se Frisinghelli non avesse già con sé l’arma quando ha aperto il portone a Grana e se, a differenza di quanto dice, non abbia agito per un impeto di rabbia, in seguito alle minacce ricevute, senza essere a sua volta colpito.

Le circostanze emerse allo stato attuale paiono escludere l’ipotesi della legittima difesa, reale o putativa anche sotto il profilo dell’eccesso colposo, indicando piuttosto come maggiormente accreditabile l’ipotesi che l’indagato abbia agito sorretto dal dolo omicidiario nella forma del dolo alternativo (con la volontà, cioè, di provocare lesioni e non la morte, ndr),

si legge nell’ordinanza del gip. Anche perché,

a fronte di un comportamento percepito fin da subito come palesemente aggressivo, quale quello descritto, ordito da un soggetto noto per le proprie intemperanze […] Frisinghelli optava per aprire la porta di casa vedendosi però travolgere, e non si può dire inaspettatamente, dalla furia dell’uomo […] anziché restare chiuso in casa ed effettivamente richiedere l’intervento dei carabinieri.

Il dubbio maggiore riguarda le tracce di sangue rinvenute sulle scale del condominio: è possibile che Frisinghelli abbia seguito il 35enne e che, almeno uno dei due colpi sferrati, glielo abbia dato quando si era già allontanato? Saranno le indagini a chiarirlo.