Cos’è la castrazione chimica? Per castrazione chimica si intende l’inibizione dell’attività delle gonadi, ottenuta per mezzo di farmaci che portano ad una repressione della libido.
La castrazione chimica può essere reversibile o irreversibile, a seconda delle sue finalità. Esclusi particolari casi la castrazione chimica è un tipo di castrazione conservativa, ovvero che non prevede l’asportazione o l’eliminazione delle gonadi maschili o femminili, come invece accade nella castrazione chirurgica.
In epoca antica la castrazione era il vero e proprio atto di asportazione delle gonadi e prendeva il nome di orchiectomia negli uomini e ovariectomia nelle donne. Ad oggi, queste due pratiche vengono eseguite solo per scopi terapeutici o nel percorso per il cambiamento di sesso.
La castrazione chimica viene principalmente usata come misura di prevenzione nei casi di violenza sessuale. Con questo metodo infatti si riduce la libido e la funzionalità sessuale.
La terapia negli uomini di solito consiste nell’inibire la produzione dei testosteroni cioè l’ormone maschile responsabile degli impulsi sessuali. I farmaci utilizzati solitamente sono gli anti-gonadotropinici, gli anti-androgeni non-steroidei, gli antipsicotici, gli antidepressivi SSRI e gli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine.
Gli effetti prodotti da questi medicinali sono principalmente l’abbassamento del desiderio sessuale e della disfunzione erettile, anche se il trattamento può provocare vampate di calore, osteoporosi, diabete e un aumento dei rischi di infarto.
Secondo alcuni esperti la terapia farmacologica per la castrazione chimica non ha effetti di lunga durata e si esaurisce dopo due o tre mesi dalla sua sospensione. Secondo altri, comunque, è possibile prolungare il tempo di somministrazione per allungarne anche l’efficacia, avendo come effetto una modificazione nel desiderio maschile. Tutto questo però non garantisce che il soggetto non compia più azioni violente a carattere sessuale o di altra natura.
Cos’è la castrazione chimica: in quali paesi è praticata
La castrazione chimica è quindi una punizione per chi si è macchiato di un reato di violenza sessuale. Viene praticata soprattutto se il soggetto risulta incapace di controllare la propria pulsione, andando così a interferire nella funzionalità sessuale.
Questo tipo di punizione è già prevista e obbligatoria per i soggetti che hanno commesso reati sessuali su minori in Russia e in Polonia. È inoltre, ammessa anche in alcuni stati degli Usa e in alcuni paesi europei come l’Ungheria, l’Estonia, la Lituania, l’Islanda e il Portogallo dove al momento è in regime di sperimentazione come nel Regno Unito.
Altri Stati che ammettono questo trattamento sono Israele e Nuova Zelanda. Nei paesi scandinavi, come in Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, vi si ricorre in modo limitato e solo dietro consenso dell’interessato, così come in Belgio, Germania e Francia.
Le leggi, poi, variano da paese a paese e alcune legislazioni, come quella tedesca, svedese o finlandese, non ne prevedono l’applicazione al di sotto di un’età minima, che oscilla a seconda dei casi tra i 20 e i 25 anni.
La proposta di Matteo Salvini
Si è cominciato a parlare di castrazione chimica come soluzione contro la violenza sessuale. Dopo l’episodio dello stupro di gruppo di Palermo, infatti Matteo Salvini ha intrapreso questo percorso per porre un freno ai tanti gesti di violenza compiuti contro le donne.
Sui social Salvini ha infatti scritto:
“Porteremo avanti in Parlamento il disegno di legge della Lega sulla castrazione chimica, chiedendo di calendarizzarlo in commissione per votare e approvare al più presto una proposta di buonsenso. Se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema: la condanna in carcere non basta meriti di essere curato”.
Anche il ministro dell’Istruzione Valditara ha proposto un modo per contrastare il fenomeno delle violenze sessuali adottando un “codice morale e comportamentale degli studenti attraverso incontri con personale specializzato e con le vittime”.
La soluzione di Matteo Salvini però, già contestata nel 2019 dall’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio, non piace neanche alla deputata del Pd Laura Boldrini che ha dichiarato:
“Strillare di ’galera buttando via la chiave’ e di ’castrazione chimica’ può fruttare un po’ di facile consenso politico, ma non risolve assolutamente nulla. Se non si porta l’educazione sentimentale nelle scuole, se non si formano i giovani al rispetto verso l’altro sesso e se non si insiste sulla parità di genere come presupposto per vivere tutti e tutte meglio, questo orrore continuerà a riprodursi”.