Le parole di Giancarlo Giorgetti e di Marina Elvira Calderone anticipano le misure destinate agli aumenti degli stipendi medio-bassi che implementeranno gli sconti contributivi e la detassazione della tredicesima (forse già da dicembre 2023), la riduzione della pressione sui fringe benefit e sui premi di produttività, e addirittura il bonus per la costruzione di asili nido al fine di favorire l’occupazione e le assunzioni delle donne.

La misura principale dalla quale far partire tutti i ragionamenti che il governo sta facendo in queste settimane in vista della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) e della legge di Bilancio 2024 rimane il taglio del cuneo fiscale, il capitolo di spesa più costoso sugli stipendi dei lavoratori dipendenti.

Si parte dal 6% e 7% di sconto dei contributi a carico dei lavoratori sul 9,19% che versano, limitato ai cedolini di busta paga tra luglio e dicembre 2023. Tanti i miliardi che serviranno per rendere strutturale o prolungare i bonus contributivi: si parte da una cifra tra i 9 e i 10 miliardi di euro, che sarebbero già al netto del maggiore gettito Irpef pagato dagli stessi beneficiari degli sconti.

Aumenti stipendi medio-bassi, bonus contributivi del taglio cuneo fiscale da confermare nel 2024

Nuovi aumenti degli stipendi medio-bassi dovranno arrivare dalle misura della legge di Bilancio 2024, la cui bozza è attesa dalla Commissione europea a metà ottobre prossimo. Nel 2023 gli stipendi medio-bassi ai quali faceva riferimento il ministro dell’Economia e delle Finanza, Giancarlo Giorgetti, sono aumentati grazie agli sconti contributivi assicurati dal taglio del cuneo fiscale del 6% e 7%.

Tuttavia, la misura è limitata alle buste paga da luglio a dicembre 2023, ragione per la quale, nella legge di Bilancio 2024, si dovranno trovare le risorse necessarie per rendere strutturale il bonus oppure prolungarlo.

A tal proposito, si ricorda che lo sconto dei contributi a carico dei circa 14 milioni di lavoratori con retribuzioni annue fino a 35mila euro, produce un risparmio – e quindi un aumento degli stipendi netti – fino a poco più di 100 euro. Tuttavia, per prorogare il taglio del cuneo fiscale per tutto il 2024 al governo servirebbero almeno 9 miliardi.

Aumenti stipendi medio-bassi, fringe benefit per tutti e detassazione premi

Altre due misure sulle quali i tecnici del governo stanno facendo le opportune valutazione sono quelle dei premi di produttività e dei fringe benefit. Per i premi, attualmente con tassazione al 5% e fino a tutto il 2023, l’esecutivo potrebbe prorogare la detassazione fino a tutto il 2024, evitando di tornare al 10%.

Verrebbe probabilmente confermato anche il tetto dei premi fino a 3.000 euro all’anno per reddito non eccedenti gli 80.000 euro. Addirittura, dalla maggioranza arrivano forti pressioni per azzerare la tassazione sui premi di produttività dato il carattere incentivante dei bonus.

Sui fringe benefit, il governo potrebbe agire per rafforzarli e rendere l’attuale limite di 3.000 euro di detassazione, anche ai lavoratori con figli. Quindi, la misura andrebbe a vantaggio di tutti.

Bonus asili nido per favorire occupazione donne

Infine, la novità dell’ultima ora riguarda le donne lavoratrici. I dati sull’occupazione femminile non sono incoraggiante, tanto è verso che, dal 2019 a oggi, la Banca d’Italia calcola che il numero di occupati di persone in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni) si è ridotto di 800.000 persone. A essere maggiormente penalizzati sono i giovani e le lavoratrici.

Servono, per queste ultime, misure di welfare che possano agevolarle nello svolgimento del lavoro e nella conciliazione con il tempo libero. A tal proposito, il governo starebbe studiando un bonus per la realizzazione di asili nido – di aziende o di distretti – a vantaggio dei genitori che scelgano queste strutture per lasciare i propri figli.