Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico, è al bivio. Alla luce dell’imminente scadenza elettorale europea, le strategie sono in piena rielaborazione. Con la soglia di sbarramento fissata al 4%, Azione, il suo partito, rischia di non riuscire ad inviare propri rappresentanti a Bruxelles. Questo scenario rende ancora più vitali le decisioni che il senatore sta per prendere. Il riavvicinamento tra Calenda e PD sembra quindi essere sempre più concreto, ma in verità è circa un mese che se ne parla.
Calenda e la nuova alleanza con il PD
Azione, dopo aver interrotto i legami con Italia Viva, vede adesso il proprio percorso elettorale in salita. Una delle opzioni considerate è quella di tornare alla base e allearsi con il Partito Democratico. Storicamente, nel 2019, sotto le insegne del PD, Calenda è stato eletto alle Europee con il simbolo “Siamo europei“. Tuttavia, pochi mesi dopo, ha lasciato il partito.
La storia potrebbe ripetersi? Calenda smentisce categoricamente, pur sottolineando l’importanza di valutare tutte le opzioni possibili.
Pesa la soglia di sbarramento
La legge elettorale attuale ha fissato la soglia di sbarramento al 4%. Per Calenda e il suo partito, raggiungere questa percentuale appare una sfida complessa. L’auspicio di molti è una riforma che abbassi tale soglia al 3%. Tale cambiamento potrebbe rappresentare un salvagente per Azione, evitando che rimanga al di fuori del Parlamento europeo.
La posizione degli altri partiti e leader politici
Oltre alle dinamiche interne ad Azione, la scena politica italiana si arricchisce di ulteriori movimenti. Matteo Renzi, ex alleato di Calenda, sembra stia progettando una nuova formazione politica, cercando di attrarre figure di spicco come l’ex ministra Letizia Moratti e coinvolgendo in prevalenza i delusi di Forza Italia e Partito Democratico. Tuttavia, non mancano le smentite da parte di alcune delle personalità coinvolte.
In parallelo, il PD osserva con interesse i possibili sviluppi. All’interno del partito, l’idea di una possibile alleanza con Calenda suscita reazioni miste. Mentre alcuni vedono in tale mossa un modo per rafforzare la propria posizione, altri esprimono preoccupazione.
Carlo Calenda e PD: quale futuro per Azione?
Mentre le elezioni si avvicinano, Calenda e i suoi collaboratori devono fare i conti con una serie di sfide. La speranza di una riforma elettorale, le possibili alleanze, e le strategie per guadagnare il favore dell’elettorato sono tutte questioni fondamentali.
In questo contesto, le parole di Calenda sono chiare: l’intenzione è di procedere in modo indipendente e superare il 4%. Tuttavia, in politica, come si sa, le dinamiche possono cambiare rapidamente e i grandi ritorni non sono poi una così grande novità.
“Con Schlein e M5S siamo pronti ad altre battaglie”, ha detto di recente Calenda, focalizzandosi su alcuni temi in comune, come il salario minimo, il PNRR e l’Industria 4.0.
Calenda e il PD: la storia, in sintesi
Carlo Calenda, figlio dell’acclamata regista Cristina Comencini e dall’economista Fabio Calenda, ha avuto una carriera poliedrica prima di entrare in politica. Ha iniziato come manager, transitando da aziende di prestigio come Ferrari e Sky, per poi arrivare in Confindustria sotto la presidenza di Montezemolo tra il 2004 e il 2008. Fu un braccio destro per Montezemolo e spesso scrisse i suoi discorsi. Con la nascita di Italia Futura nel 2009, Montezemolo lo reclutò per gestire l’organizzazione territoriale. Questo movimento fu poi incorporato in Scelta Civica, partecipando alle elezioni del 2013, dove Calenda si occupò della lista di Italia Futura. Sebbene non fu eletto, la sua carriera politica decollò quando divenne viceministro dello Sviluppo economico nel governo Letta.
Calenda si distinse per il suo approccio energico, e nel 2015 molti di Scelta Civica si avvicinarono al Partito Democratico. Durante il governo Renzi nel 2016, divenne prima rappresentante italiano presso l’UE e poi ministro dello Sviluppo economico, mantenendo la posizione anche con il successore Gentiloni. Come ministro, Calenda fu noto per la sua franchezza e il suo intervento nelle crisi aziendali.
Sebbene non si sia candidato alle elezioni del 2018, è stato al centro dei dibattiti nel PD, unendosi e poi ritirandosi in seguito a divergenze. Nel 2019, con l’obiettivo di unificare il centrosinistra, ha lanciato un manifesto “Siamo Europei“, ottenendo un seggio alle elezioni europee con una forte votazione.
Pur essendo un europarlamentare attivo, ha continuato a essere una figura chiave nella politica italiana. Nel 2019, in seguito a tensioni con il PD, ha fondato “Azione“, un partito basato sul liberalismo sociale. Nonostante le iniziali difficoltà, il partito ha poi sostenuto il governo di Mario Draghi.
Dopo un tentativo alle elezioni municipali di Roma nel 2021, Calenda ha spostato l’attenzione sul consolidamento politico, promuovendo una federazione con +Europa. Poi c’è stata una rottura, con le accuse di incoerenza nei confronti di Calenda, il quale alle ultime elezioni si è coalizzato con Italia Viva di Matteo Renzi, fino al recentissimo divorzio.