Siamo abituati a guardare alla Germania come il Paese europeo dall’economia di ferro, capace di trainare la zona euro con il suo solido mercato del lavoro e la sua industria: eppure, anche Berlino in questi mesi postpandemici e di grandi rivoluzioni a livello economico e politico ha accusato il colpo, con una caduta del Pil pari almeno all’1%.

Si tratta di uno scenario economico che sfonda i limiti del previsto, facendo registrate una flessione anche più profonda di quanto si era stimato in precedenza. Lo afferma Cyrus de la Rubia, capo economista di Hcob, il quale commenta così la situazione a Berlino:

Qualsiasi speranza che il settore dei servizi possa salvare l’economia della Germania è evaporato.

Pil in caduta per la Germania: la crisi tedesca pesa sull’euro

Insomma, la crisi è arrivata anche in Germania e non basterà un settore isolato a risolvere la condizione. Condizione che, tra l’altro, pesa sull’euro: la contrazione dei servizi tedeschi ha contribuito a far perdere alla nostra moneta lo 0,2% sul dollaro, con cui ora scambia a 1,082; nello stesso tempo, aumentano i titoli di Stato nell’Eurozona, con rendimenti dei decennali in sensibile calo. E non finisce qui. Il Btp cede 10 punti base e scende al 4,19%. Non è da meno il Bund, che arretra di 9 punti base, toccando soglia 2,55%.

Sopra lo spettro di una difficile ripresa economica da parte di Berlino, campeggia ancora il rischio di un nuovo rialzo dei tassi della Bce. Pochi mesi fa si era parlato di una tregua dopo l’inclemente politica economica europea, ma la frenata dei servizi tedeschi potrebbe pesare sulla scelta di riaprire il fuoco e tornare ad innalzare i tassi.

Cosa succederà? Ecco le stime

Agli economisti tedeschi, in questo quadro sicuramente poco incoraggiante, resta però un’ultima spiaggia su cui sperare di salvarsi dal naufragio: il settore manifatturiero. In quest’ambito, la Germania ha registrato una crescita in agosto, con il Pmi che ha raggiusto i 39,1 punti, contro i 38,7 delle previsioni e i 38,8 del mese precedente.

Non gira invece il settore dei servizi, con in Pmi a quota 47,3, ben al ribasso rispetto al 51,5 delle stime e al 52,3 registrato nel mese di luglio. Questo quanto emerge dalle stime preliminari elaborate da S&P Global, che ha studiato gli andamenti economici dei vari settori tedeschi nel mese corrente.

Particolarmente allarmante è il dato sull’indice composito, ossia la media ponderata dei due indici Pmi, che si riduce ulteriormente dal 48,5 di luglio al 44,7 di questo agosto infuocato. Si tratta del dato più basso da oltre tre anni. Per questo motivo, Cyrus de la Rubia, ritiene di potersi concedere un po’ di catastrofismo nelle sue previsioni:

Il settore dei servizi sta per unirsi alla recessione nel settore manifatturiero, che sembra essere iniziata nel secondo trimestre. Il nostro modello di previsione del Pil, che incorpora la stima flash del Pmi, indica ora un calo dell’intera economia più profondo rispetto a prima, pari a quasi il -1%. La stagflazione è una cosa brutta. Tuttavia, è esattamente ciò che sta accadendo all’economia dei servizi.

La speranza di De la Rubia è però che, a questo punto, «la recessione stia raggiungendo il suo punto più basso».