Riforma delle pensioni nel 2024: come sarà? Il governo Meloni difficilmente introdurrà misure previdenziali tali da ammorbidire o superare la legge Fornero. La gradualità delle pensioni verso la Quota 41 per tutti non ci sarà. Altrettanto a rischio sono i meccanismi legati alla Quota 103, all’Ape Sociale e all’Opzione donna. Sono diversi gli effetti poco conosciuti dell’assenza della riforma previdenziale, senza trascurare la presenza ingombrante dell’adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione per le pensioni, ovvero il calcolo della pensione tenendo conto dei contributi versati e dell’età del ritiro.
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Non sarà semplice trovare un accordo sulla prossima legge di Bilancio; sarà complicato il piano finanziario per il 2024. Il ministro Giancarlo Giorgetti al Meeting di Rimini ha spiegato le priorità del governo Meloni. Non tutto potrà essere messo nero su bianco, molti progetti resteranno arenati a data da destinarsi; altri potrebbero essere introdotti in forma ristretta. Sicuramente, gli interessi saranno incentrati su interventi a favore della crescita e sui redditi medio-bassi.
A pesare sulla riforma delle pensioni ci sono l’alto tasso di denatalità e la ristrettezza delle risorse. Queste sono le questioni che il governo Meloni sta affrontando in questi giorni.
Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni?
Nel 2024 si andrà in pensione con i requisiti ordinari, quelli correlati alla pensione di vecchiaia (67 anni di età) e alla pensione anticipata ordinaria (42 o 41 anni e 10 mesi di contributi). Non c’è buona prospettiva per la Quota 41 secca, per cui la Lega dovrà fare un passo indietro sull’introduzione di questa formula previdenziale. Si auspica il differimento delle tre vie d’uscita anticipata: Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna.
Non sarà possibile attuare l’aumento delle pensioni minime fino a mille euro come voluto da Berlusconi. È possibile che gli aumenti per gli over 75 vengano confermati, per cui continuerebbero a percepire 600 euro mensili. Anche quest’ultimo intervento scade il 31 dicembre 2023 e, stando ai numeri, dovrebbe rientrare nella tranche dei rinnovi. Rinnovare le misure in vigore nel 2023 costerebbe un miliardo e mezzo.
Chi può andare in pensione nel 2024?
Si attende la conferma delle misure Ape sociale, Opzione donna e Quota 103. Per quanto riguarda quest’ultima misura, l’accesso al trattamento viene gestito sommando l’età anagrafica e l’accumulo contributivo, il cui prodotto deve risultare pari a 103.
Per questo motivo, la misura Quota 103 prevede l’accesso alla pensione a 62 anni di età e 41 anni di contributi. Si tratta di requisiti accessibili sia per gli uomini che per le donne. Tuttavia, questo non è il limite di questa misura. La vera sfida riguarda la presenza di un assegno pensione fino a 5 volte il trattamento minimo e la non cumulabilità con i redditi da lavoro fino al raggiungimento dell’età pensionabile, ovvero fino a 67 anni di età fino al 2026.
Il trattamento minimo nel 2023 corrisponde a 567,94 euro, quindi il limite dell’assegno da non superare si attesta su 2.839,70 euro. È prevista una finestra d’uscita di 6 e 3 mesi.
Attualmente, coloro che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2023 possono andare in pensione con Quota 103. Di conseguenza, coloro che sono nati tra il 1960 e il 1962 potrebbero accedere a questo trattamento nel 2024.
Ape sociale nel 2024: ci sarà?
L’Ape Sociale permette di accedere a un anticipo pensionistico a 63 anni di età con un accumulo di 30, 32 o 36 anni di versamenti e altre condizioni. Il beneficio ricade completamente a carico dello Stato ed è erogato dall’INPS su domanda, a condizione che vengano soddisfatti diversi requisiti, inclusa la non titolarità di una pensione diretta in Italia o all’estero.
Lo strumento dell’Ape sociale consente di ricevere un’indennità fino alla maturazione della pensione di vecchiaia o di altro trattamento economico ordinario. Attualmente, coloro che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2023 possono accedere all’anticipo pensionistico Ape sociale. Per ulteriori dettagli, si rimanda alla pagina ufficiale dell’INPS.
A quando i dati sul MEF per le pensioni?
L’Osservatorio sulla spesa previdenziale dovrà fornire l’analisi conclusiva “sugli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale”. La valutazione delle risorse indicate nella NaDEF (Nota di Aggiornamento al DEF) dovrebbe essere comunicata entro il mese di settembre 2023. Da questa valutazione emergeranno le risorse disponibili per il “restyling” del sistema pensionistico nel 2024.
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