Aveva aggredito il padre al culmine di una lite: dopo aver appreso la notizia della sua morte in ospedale un 36enne originario di Cisternino si è tolto la vita. È il caso di omicidio-suicidio che, nelle scorse ore, ha sconvolto la comunità brindisina. E segue di poche settimane quelli di Pozzuoli e Verona.

Omicidio-suicidio a Cisternino (Brindisi): 36enne uccide il padre e si impicca

Stando a quanto riportano fonti locali, il 36enne sarebbe stato trovato senza vita – impiccato – nella tarda mattinata di ieri, 22 agosto, nei pressi di un lido balneare di Savelletri, a marina di Fasano. Da poche ore era venuto a conoscenza della morte del padre 70enne, finito in ospedale in codice rosso qualche giorno prima.

Aveva riportato una grave emorragia cerebrale dopo essere stato aggredito e preso a pugni dal figlio al culmine di una lite. Una volta ricoverato presso l’ospedale Perrino di Brindisi le sue condizioni erano apparse subito disperate. Poi, il decesso. Un peso troppo grande da sopportare per il 36enne che, sconvolto, avrebbe deciso di stringersi una corda attorno al collo, venendo ritrovato da un collega.

Per il pestaggio del padre era indagato con l’accusa di lesioni personali. Accusa che, alla luce degli ultimi sviluppi, si sarebbe trasformata in omicidio. Con la sua morte il reato si è estinto. Ma l’abitazione in cui i due vivevano, a Cisternino, è stata comunque sottoposta a sequestro per permettere agli inquirenti di svolgere tutti gli accertamenti del caso.

Il precedente a Pozzuoli (Napoli): 50enne spara prima alla moglie e poi si uccide

Qualche settimane fa un caso di omicidio-suicidio aveva sconvolto il comune di Pozzuoli, in provincia di Napoli, dove un 50enne aveva sparato prima alla moglie e poi a sé stesso, uccidendo entrambi. I fatti risalgono al 28 luglio scorso. Stando a quanto ricostruito finora, Antonio Di Razza, 50 anni, avrebbe ucciso la moglie, Angela Gioiello, di 38 anni, togliendosi a sua volta la vita, con una pistola detenuta illegalmente.

Nell’appartamento in cui vivevano, in via Giuseppe Parini, al momento dei fatti c’erano anche i tre figli, di 8, 13 e 16 anni, che però non avrebbero assistito alla scena. Il movente? Una lite, scoppiata, probabilmente, per motivi sentimentali. Chi li conosceva ha raccontato che lui era geloso fino all’ossessione e da un po’ si era convinto che la moglie lo tradisse con un altro uomo.

Una storia che era solo nella sua testa e che, nel tempo, avrebbe innescato tra i due sempre più litigi. Litigi che spesso, in passato, erano sfociati in violenza. Per questo Gioiello avrebbe voluto lasciarlo, costruendosi una nuova vita. Appena dieci giorni prima di essere uccisa lo aveva denunciato ai carabinieri. Poi, la tragedia.

A dare l’allarme, mettendosi in contatto con le forze dell’ordine, era stato il maggiore dei figli che, dopo aver sentito dei colpi di arma da fuoco provenire dall’altra stanza, si era spaventato. All’arrivo dei soccorsi entrambi erano già morti e i tre ragazzini, sconvolti, erano stati affidati alla nonna materna. Per sempre dovranno fare i conti con quanto accaduto a pochi passi da loro.

Il caso dei fratelli di Verona

Il caso aveva seguito di pochi giorni quello di Verona, dove Patrizio Baltieri, di 28 anni, aveva ucciso il fratello di 24 e si era poi tolto la vita. I loro corpi erano stati ritrovati dal padre che, insieme alla moglie, aveva già dovuto affrontare la perdita di un altro figlio a causa di una malattia.

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