L’Ucraina è uno dei principali paesi produttori di grano, tanto da poter essere considerato il granaio d’Europa.
Fino al 2021 Kiev esportava, a livello globale, l’equivalente di circa 5,9 miliardi di dollari di grano e cereali; con una quota considerevole destinata al mercato europeo.
Il ventiquattro febbraio 2022, con l’invasione militare russa dell’Ucraina, l’export di grano ha subito notevoli ripercussioni, dovute alle tensioni internazionali.
Con il porto ucraino di Odessa, considerato il principale snodo portuale ucraino, paralizzato e con le rotte nautiche del Mar Nero rese impraticabili da Mosca, il flusso delle esportazioni di grano verso l’Europa ha subito una netta diminuzione.
A luglio del 2022 Russia, l’Ucraina e l’ONU, con la mediazione diplomatica della Turchia, firmarono l’accordo Black Sea Grain Initiative che permetteva, fino al diciassette luglio 2023, lo sblocco dell’export di cereali dall’Ucraina lungo le rotte del Mar Nero.
Il diciassette luglio 2023, con il mancato rinnovo dell’accordo, il grano da bene alimentare è utilizzato come strumento di persuasione.
Europa, dalla dipendenza energetica al grano:
L’Europa e i paesi uniti nell’Alleanza Atlantica, sin dalle prime fasi dell’invasione russa in Ucraina, hanno condannato l’escalation militare esprimendo pieno sostegno militare a Kiev.
Tra Bruxelles e Mosca le relazioni diplomatiche iniziarono, sin dalle prime fasi del conflitto, a non essere più idilliache e contraddistinte da un rapporto di collaborazione.
Con il fallimento della diplomazia internazionale e con l’intensificarsi dell’azione militare russa in Ucraina, gli Stati Uniti d’America e l’Europa imposero alla Russia dure sanzioni economiche.
Applicate con l’obiettivo di penalizzare l’export della Russia, verso i paesi uniti dall’Alleanza Atlantica, per ridurre i flussi economici con i quali Mosca alimentava la macchina da guerra. Le sanzioni penalizzavano, in particolare, le esportazioni di gas e il petrolio russo.
Attraverso il gasdotto Nord Stream, per decenni, l’Europa ha giovato di approvvigionamenti costanti ed economicamente vantaggiosi del gas russo.
Ciò ha procurato, per Bruxelles, un grave ritardo nello sviluppo di una politica energetica mirata all’autosufficienza.
Con le politiche energetiche europee adottate per diversificare, nella primavera – estate del 2022, le importazioni di gas da pesi produttori considerati affidabili, Bruxelles ha superato la dipendenza energetica da Mosca.
Le tensioni internazionali, in poco tempo, si estesero dalle esportazioni energetiche alle esportazioni alimentari. Manifestandosi con una serie di ripercussioni all’export del grano dall’Ucraina verso l’Europa.
Con il blocco del porto di Odessa, considerato il principale snodo portuale dell’Ucraina e le rotte nautiche del Mar Nero rese impraticabili, l’export di grano subì serie ripercussioni.
Esportazioni ucraine, fondamentali per la sicurezza alimentare:
Le esportazioni alimentari dell’Ucraina hanno un ruolo fondamentale sulla sicurezza alimentare di milioni di persone, da ciò s’intuisce quanto il blocco delle esportazioni possa avere ripercussioni gravi.
Prima del conflitto l’export ucraino forniva il dieci percento del grano mondiale, il sedici percento del mais e il cinquanta percento dell’olio di mais; con volumi pari a cinque o sei milioni di tonnellate ogni mese.
Nella classifica internazionale, Kiev è il primo produttore globale di olio di girasole e il sesto produttore di frumento.
Le esportazioni di grano ucraino, oltre ad essere dirette verso l’Europa, sono destinate all’Africa settentrionale e il Medio Oriente. Con il Libano e la Tunisia, che importano rispettivamente l’ottantuno e il quarantuno percento del proprio fabbisogno di grano dall’Ucraina.
Con le tensioni militari, le esportazioni si assestano intorno ai due milioni di tonnellate.
Maggio 2022, Ankara e l’accordo sul grano
Istanbul, ventidue maggio del 2022.
Con la presenza del sottosegretario generale dell’ONU Antonio Guterres e del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Russia e Ucraina firmano due accordi “specchio” per il transito, lungo le rotte nautiche del Mar Nero, delle navi mercantili.
Con la firma dell’accordo Black Sea Grain Initiative Ankara, oltre a ricoprire un ruolo fondamentale di mediazione geo-politica internazionale, consente la stabilizzazione dei prezzi dei cereali.
L’accordo prevedeva che le navi mercantili, per l’export del grano, partivano sia dal porto di Odessa sia da altri due porti controllati dall’Ucraina.
Inoltre, il Black Sea Grain Initiative non prevedeva che le navi cargo dovessero essere scortate con imbarcazioni militari. Nel caso in cui si sarebbero ritenute necessarie ispezioni, dovevano essere condotte in maniera congiunta con la “garanzia” di Ankara.
L’Accordo, in vigore fino al diciassette luglio del 2023, ha permesso l’esportazione di trentatré milioni di tonnellate di grano.
Il Black Sea Grain Initiative ha permesso di evitare serie ripercussioni alle economie globali, più esposte ai rischi della povertà alimentare.
Bruxelles, tra sfide energetiche e alimentari:
Per l’Europa, con più di settecento trentadue milioni di abitanti e un ampio apparato industriale, lo sviluppo di una politica energetica comunitaria resta l’obiettivo primario.
Con il Green New Deal, che permetterà entro il 2050 di ottenere la de-carbonizzazione, il vecchio continente potrà essere in grado di ridurre progressivamente la dipendenza energetica dai paesi esportatori di combustibili fossili.
Fondamentale sarà, durante la transizione energetica, lo sviluppo di carburanti alternativi ai combustibili fossili per il settore navale e aeronautico.
Lo sviluppo delle tecnologie associate all’Idrogeno, considerato il vettore energetico in grado di sostenere la transizione energetica, permetterebbe una completa riqualificazione dell’intera filiera energetica.
Tuttavia, affinché Bruxelles possa acquisire prestigio e maggior valenza nelle trattative internazionali, dovrà essere in grado di gestire la crisi indotta dal blocco delle esportazioni del grano.
Essendo l’Africa settentrionale e il Medio Oriente importatori di grano ucraino, il blocco delle rotte nautiche sul Mar Nero provocherebbe serie difficoltà alle economie più deboli del globo.
Attraverso le mediazioni diplomatiche e la gestione di rotte navali sicure per il transito delle navi, Bruxelles potrebbe ricoprire un ruolo da protagonista attivo nella gestione della crisi del grano.
Gianni Truini