Nella serata di ieri i circa 700 detenuti del carcere di Marassi, a Genova, hanno per un’ora organizzato una protesta contro gli aumenti dell’inflazione. La spesa loro riservata in carcere, infatti, ha visto aumentare di molto i prezzi e diversi detenuti hanno ricevuto i loro acquisti in ritardo. Ecco, quindi, la decisione di sbattere stoviglie e pentole sulle grate e sulle porte delle celle.
I motivi della protesta dei detenuti nel carcere di Genova
In genere i detenuti in carcere hanno del denaro che viene impiegato nell’acquisto di beni alimentari o di prima necessità (il “sopravvitto“), segnalati su una lista di prodotti consentiti dal carcere. L’inflazione che ha colpito l’Italia (e più in generale l’Eurozona) ha reso difficile la situazione anche per i detenuti del carcere di Genova, i quali scontano anche i ritardi della ditta appaltatrice nel fornire loro quanto acquistato.
Il segretario Uil Pa Penitenziari, Fabio Pagani, ha reso nota in un annuncio la protesta di ieri sera, aggiungendo:
Se tali informazioni dovessero essere confermate, chiediamo l’immediato intervento dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria in quanto, sia la Direzione che il Comando dell’Istituto sapevano di tale, grave problematica e non possiamo permetterci disordini e problematiche non risolte, per un Istituto con una capienza regolamentare/ottimale di 456 detenuti, con presenti circa 700 detenuti. Occorre tenere i riflettori sempre accesi su Marassi.
Pagani ha inoltre aggiunto che alcuni turni degli agenti penitenziari sono stati estesi oltre lo stabilito per fronteggiare questa “protesta” dei detenuti. “Tenere i riflettori accesi” significherebbe non soltanto parlare di carcere quando ci sono detenuti che si suicidano o considerarlo solo nella sua funzione punitiva/coercitiva, quanto pensare alla sua funzione riabilitativa e, possibilmente, di ultima istanza per personale socialmente pericolose.
Pagani termina la sua nota con un richiamo al governo:
Lo ripetiamo per l’ennesima volta: per le carceri è assolutamente necessaria una task force che si occupi delle diverse emergenze, prime fra tutte la ‘densità detentiva’, gli organici della polizia penitenziaria e degli altri operatori e i modelli organizzativi. Lo abbia bene a mente il Ministro Nordio, ma anche il presidente Meloni, perché i penitenziari potrebbero essere il vero banco di prova del Governo.
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