Stando alle ultime notizie di oggi, 22 agosto, una nuova testimonianza avvalorerebbe la pista dello scambio di persona in relazione alla scomparsa della piccola Kata a Firenze: si tratterebbe di quella della nonna paterna della bambina. La donna, che vive e lavora a Pistoia, dove assiste un’anziana, ha rilasciato un’intervista a La Nazione, ripercorrendo gli attimi successivi al rapimento della bimba e facendo riferimento anche allo zio materno, Abel, finito in manette nell’ambito dell’inchiesta parallela riguardante gli affitti abusivi dell’ex hotel Astor di via Maragliano.

Scomparsa di Kata a Firenze, le ultime notizie di oggi: avvalorata l’ipotesi dello scambio di persona

Era stato il papà della bambina, per primo, a parlare di un possibile scambio di persona in relazione alla scomparsa di Kata, avvenuta il 10 giugno scorso nel cortile dell’ex hotel Astor, l’edificio occupato in cui la bimba di cinque anni viveva insieme alla famiglia di origine peruviana. Intervistata, anche la nonna paterna della bimba è tornata ora sulla questione, ripercorrendo gli attimi successivi al presunto rapimento.

Credo che sia stata vittima di uno scambio di persona: volevano un’altra bambina – ha detto la donna -. Siamo delle brave persone, mio figlio ha avuto una vita difficile, ma ha scontato la sua pena in carcere. E la famiglia di  Katherine, mia nuora, è rispettata. Io non ho idea di cosa succedesse all’Astor, ma sono certa che Abel (lo zio materno di Kata, recentemente finito in manette, ndr) non c’entri niente.

L’uomo è stato arrestato perché, secondo gli inquirenti, avrebbe partecipato alla violenta aggressione che, appena due settimane prima della scomparsa di Kata, aveva provocato il ferimento grave di un ecuadoregno, gettatosi da una delle finestre al terzo piano dello stabile occupato. Una vicenda che potrebbe essere collegata a quella del rapimento, anche se i familiari della bambina lo escludono.

Il padre, Miguel, negli scorsi giorni è stato ricoverato – e poi dimesso – dopo aver provato a ferirsi con dei cocci di bottiglia, nel corso di una violenta discussione con la moglie.

Mi ha confidato di volersi uccidere – sostiene la madre -. Io gli ho detto di  pensare alla sua famiglia, ma lui non riesce a smettere di torturarsi. Mi chiede: ‘Dove eravate tutti quando è sparita la mia bambina?’ (lui era in carcere, per furto e reati contro il patrimonio, ndr) e io non so cosa rispondere. Nei giorni scorsi è svenuto perché non mangia più: è caduto in terra davanti al fratellino di Kata, terrorizzato.

Lui e la madre di Kata fin dall’inizio sostengono di aver riferito tutto ciò che sanno sul rapimento e di non essere in alcun modo coinvolti. I legali che li sostengono hanno smentito anche le voci riguardanti una presunta telefonata intercorsa tra loro e il nonno della bambina, detenuto in Perù.

La presunta telefonata arrivata dal Perù

Secondo tali voci, l’uomo si sarebbe messo in contatto con il padre di Kata dicendogli che la bambina – dopo essere stata rapita per errore (come ora sostiene anche la nonna) – sarebbe stata portata in Sudamerica. Gli avvocati Filippo Zanasi e Sharon Matteoni in un comunicato ufficiale hanno però fatto sapere che tale chiamata non è mai avvenuta.

Il nonno della bimba – hanno detto – non ha mai pronunciato ai nostri assistiti le frasi riprese da alcuni quotidiani.

Se così fosse, la pista del Perù sarebbe solo una delle tante passate al setaccio dagli inquirenti per cercare la bimba, di cui non si hanno tracce da oltre due mesi. La speranza è che sia viva e che presto, grazie al lavoro degli inquirenti, possa riabbracciare i suoi cari.

Ho fiducia in loro – sostiene la nonna -.  Ci riporteranno la nostra nipotina.

Tra congetture, false piste e smentite, però, i contorni della vicenda sembrano sempre meno chiari.