Il caso scoppiato sul libro del Generale Vannacci continua a raccogliere seguito sui social e sui giornali, soprattutto grazie al botta e risposta tra varie istituzioni della politica a cui ha dato il via.

Questa volta, la conversazione a distanza, mediata dalle pagine dei maggiori quotidiani, ha coinvolto lo stesso Roberto Vannacci, il cui libro è stato accolto da uno schietto invito alla lettura da parte del Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, i due si sono sentiti anche con una telefonata privata, di cui Vannacci preferisce però non diffondere il contenuto.

Non dirò nulla sul contenuto della comunicazione con Salvini, ma mi ha fatto piacere sicuramente. Come fa piacere ogni volta che qualcuno mostra interesse per un servitore dello Stato e per come può sentirsi.

Così riassume il Generale Vannacci al Corriere della Sera. Dopo le dichiarazioni di Salvini, che ci ha tenuto a chiarire la sua posizione sul libro “Il mondo al contrario” in una diretta, e l’almeno parziale marcia indietro di Crosetto, pare che il Governo Meloni abbia ormai abbracciato l’opera del Generale con una certa uniformità.

Così ne parla Vannacci ad un’intervista per La Verità:

Sono grato di tutte le testimonianze di solidarietà che ho ricevuto anche da persone che non ho mai visto né conosciuto. Ho notato che c’è stata anche una specie di sollevazione di molti che condividono i contenuti del libro – che sono comunque opinabili – o per lo meno ritengono che valga il diritto della libertà di espressione, il quale peraltro è previsto dalla Costituzione. Ho visto che è nato un bacino di persone che la vedono cosi. Ma se questo bacino esiste sono i politici, i leader dei partiti a dover fare considerazioni politiche, non io

Il Generale Vannacci non fa passi indietro: “Non sono un mostro, né un orco”

Nonostante alcune personalità di spicco della politica abbiano più o meno apertamente accolto il libro di Vannacci, giustificandolo come un legittimo atto di libera espressione, permangono molte critiche su quanto scritto dal Generale filosofo nelle 357 pagine del suo autoprodotto capolavoro. Le sue sconvenienti dichiarazioni sulle persone omosessuali, sui single, sulle femministe, sulla lotta contro il cambiamento climatico e, non da ultimo, sulle minoranze etniche hanno indignato gran parte del panorama intellettuale italiano.

Eppure, non un segno di cedimento sembra sopraggiungere nella ferra filosofia di Vannacci: il militare non fa passi indietro, continua nella sua strada e risponde così alle accuse che gli sono state mosse:

Non sono un mostro, né un orco. Fintanto che non offendo e non ledo la dignità di qualcuno ho diritto ad esprimere la mia opinione. Se dico che una persona non mi piace non è un’offesa, cosa ben diversa dal dire che quel qualcuno è uno st…. Rivendico il diritto di criticare, purché rimanga nel perimetro delle cose non perseguibili per legge. Per questo credo che la legge Zan sull’omotransfobia avrebbe aperto una strada ai limiti dei delitti d’opinione.

Alcuni hanno anche affermato la possibilità da parte del Generale di astenersi dal pubblicare nero su bianco le sue così divisive opinioni, specie dal momento che occupava una delle posizioni più rilevanti nell’Esercito italiano. A questo proposito Vannacci non si fa troppi scrupoli: «Nella mia vita sono abituato a occupare tutto lo spazio consentito dalle normative. E non ho leso la dignità delle Forze armate».

Infine, sull’indagine aperta sul suo conto afferma:

Da parte della Difesa c’è un’inchiesta sommaria che non è un’azione disciplinare: è un’indagine per episodi di rilevante gravità, le cui considerazioni finali, eventualmente, potranno o non potranno portare all’avvio di un provvedimento disciplinare.