Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, il primo e il più deciso esponente del Governo a prendere le distanze dal libro autoprodotto dal Generale Vannacci, sembra ricalibrare il peso della sua polemica. In un’intervista al Corriere della Sera, Crosetto afferma infatti di essere intervenuto solo quando ha ritenuto che il caso di Vannacci stesse gettando scredito sull’Esercito italiano.
Quando mi sono reso conto che stava montando una pesante polemica e che si stava trasformando in un attacco alla Folgore, alle Forze armate e all’Esercito, quindi al cuore della Difesa, sono intervenuto.
Ecco dunque che le «farneticazioni personali», etichetta con cui Crosetto aveva condannato i giudizi pesanti di Vannacci su omosessuali, femministe, minoranze etniche e non solo, sembrano aver cominciato la loro metamorfosi verso una valutazione più morbida anche da parte di quegli ambienti della politica di destra che inizialmente avevano messo all’angolo il generale filosofo.
Non ho parlato e non mi sono mosso da esponente politico, ma, trattandosi di una cosa che toccava il mio ministero, da rappresentante delle istituzioni.
Spiega Crosetto.
Crosetto su Vannacci: “Ho agito con tre fini: tutelare lo stesso generale, le Forze armate e i valori costituzionali e repubblicani”
Secondo quanto raffermato dallo stesso Crosetto, la sua condanna è stata dettata dalla necessità di evitare uno scomodo caso politico. Il messaggio arriva forte e chiaro: il Ministro della Difesa non condanna in sé il libro, ma ha dovuto agire così per tutelare l’istituzione di cui è a capo.
Ho detto solo due cose: che non si dovevano giudicare tutte le Forze armate sulla base del pensiero di una persona e che il caso sarebbe stato affrontato secondo le regole dell’ordinamento militare e non sui social. Non ho preso decisioni sulla base di ciò che penso del libro, ma di ciò che devo per rispetto all’istituzione che servo. Quindi, consultandomi con i vertici militari, ho chiesto si facesse chiarezza interna, anche per capire se quel libro fosse stato autorizzato, e poi ho agito con tre fini: tutelare lo stesso generale, le Forze armate e i valori costituzionali e repubblicani.
Crosetto dunque sceglie di perpetrare la linea ambigua del Governo che, con il silenzio di Giorgia Meloni e con le strizzate d’occhio al generale Vannacci da parte di certi suoi esponenti, non ha di fatto preso le distanze dal discusso contenuto dell’opera “Il mondo al contrario“.
Sul provvedimento dell’Esercito: “Altri volevano più durezza, io rimango garantista”
Il Ministro si esprime anche sulla gestione del caso interno all’esercito. Il Ministro avrebbe preferito procedere con più cautela, vagliando tutte le informazioni del caso prima di attuare un cambiamento di funzioni. In questo modo, spiega Crosetto, Vannacci sarebbe diventato un martire:
Il cambiamento di funzioni io non l’avrei nemmeno fatto, proprio per spegnere il caso ed evitare che Vannacci diventasse un martire, come è poi avvenuto. Avrei preferito attendere e vagliare tutte le informazioni. Ma le assicuro che le persone con cui ho parlato — e che poi hanno agito — avrebbero preteso molta più durezza. Ma io sono e resto garantista. Il procedimento interno, già avviato, valuterà la posizione del generale e deciderà.
Infine, Crosetto si difende dalle accuse che gli sono state rivolte da esponenti del Governo a lui vicini, che lo hanno punzecchiato sull’annosa questione del diritto di espressione.
Non considero ‘amico’ nessuno di quelli che hanno parlato di me, mistificando la realtà e senza nemmeno capire che io non parlavo delle libertà di opinioni di una persona, ma di rispetto delle regole e delle istituzioni. Non mi sento particolarmente isolato, le assicuro. Peraltro, anche se lo fossi, sono abituato a fare battaglie abbastanza solitarie: la Wagner, la guerra, l’Africa, la Bce, la Pa, i dossieraggi… Quello che ritengo sia giusto dire o fare lo faccio e lo dico.