Nuovo via libera per le operazioni di scarico delle acque trattate della centrale nucleare d Fukushima: gli esperti cominceranno lo sversamento nel Pacifico giovedì, «se le condizioni meteorologiche lo permetteranno». Questo l’annuncio del primo ministro giapponese Fumio Keshida, preceduto da un’ispezione alla centrale nucleare in smantellamento e da un incontro con le associazioni locali dei pescatori.

L’amministrazione giapponese aspetta questo giorno almeno dall’aprile 2021, da quando cioè il predecessore di Kishida, Yoshihide Suga, aveva approvato il progetto. Successivamente, lo sversamento aveva ricevuto l’ok anche dall’AIEA, agenzia per l’energia atomica, che ha reputato le operazioni non dannose per l’uomo e per l’ambiente.

Il Governo ha sottolineato come ci sia l’intenzione di comunicare con trasparenza al resto del mondo il procedere delle operazioni, mentre l’AIEA ha garantito la sua presenza in loco per continuare a monitorare le situazione.

Scarico acque di Fukushima nel Pacifico: 12 anni dopo gli eventi, il disastro fa ancora parlare di sé

Sono passati più di 12 anni da quando, nel marzo del 2011, un terribile tsunami si abbatté sulla costa nord-orientale del Paese, uccidendo oltre 20mila persone e causando il malfunzionamento della centrale, che a seguito di quegli eventi fu chiusa.

A più di un decennio dal disastro, Fukushima non smette però di spaventare: le acque piovane, sotterranee e da iniezioni che sono state inserite nei reattori per raffreddarne i noccioli andati in fusione a causa del maremoto sono rimaste lì dove, 12 anni fa, le squadre d’emergenza le hanno fatte convogliare.

Inoltre, il materiale fissile disciolto 12 anni fa, con livelli di radiazioni inavvicinabili per l’uomo e dannosi anche per la maggior parte dei robot, è rimasto all’interno della centrale e va continuamente raffreddato con nuova acqua. Lo scorso mese, 1000 serbatoi della centrale erano al 98% della loro capienza: da qui l’esigenza di liberarsi dell’acqua presente nella centrale di Fukushima.

Si tratta di più di 1,3 milioni di tonnellate d’acqua, che ora dovrebbero essere versati nel Pacifico, previo ovviamente il giusto trattamento per evitare il diffondersi di acque contaminate.

Il trattamento delle acque elimina le sostanze radioattive

Prima di essere svuotate nel Pacifico, queste acque “radioattive” sono state dunque adeguatamente trattate dagli esperti, con delle procedure specifiche che hanno permesso di eliminare la presenza di sostanze nocive. All’appello manca solo il trizio, l’unica sostanza resistente al trattamento in quanto non eliminabile dalle tecnologie di oggi.

Gli esperti però tranquillizzano la comunità mondiale: il trizio risulta pericoloso per la salute solo in massicce quantità. Inoltre, per scongiurare ogni rischio, lo sversamento avverrà molto lentamente (da giovedì fino al 2050), in modo da garantire la diluizione delle acque nel mare e di ridurne ulteriormente la radioattività (già ben al di sotto degli standard nazionali).

Tepco, le società che gestisce la centrale, ha affermato che lo scarico avverrà con una portata massima giornaliera di 500.000 litri e che dunque si prolungherà per i prossimi 30 anni.

Lo scetticismo dei pescatori giapponesi e la rabbia della Cina

Nonostante tutte queste garanzie e queste parole rassicuranti, in Giappone e nel resto del mondo non mancano gli scettici. I più polemici contro Tokyo sono sicuramente i pescatori, che temono un impatto negativo sul loro mercato a causa della decisione presa dal Governo.

Non solo. Anche la Cina ha sempre mantenuto un atteggiamento molto critico nei confronti del Giappone a causa di questa storica scelta: il mese scorso Pechino ha vietato l’importazione di prodotti alimentari da dieci dipartimenti giapponesi e ha effettuato test sulle radiazioni sugli alimenti provenienti dal resto del Paese.

Il Giappone continua a promettere trasparenza e «prove scientifiche» della sicurezza del suo pescato e, in generale, della sua industria alimentare, ma lo scetticismo della Cina prosegue, aumentando la tensione con Tokyo.