Lo sprint è a stelle-e-strisce. A ventiquattr’ore di distanza dal successo di Noah Lyles tra gli uomini, è la sua connazionale Sha’Carri Richardson a vincere il titolo mondiale al femminile. Un oro che non ti aspetti, quando tutti guardavano le giamaicane Shericka Jackson e, soprattutto, Shelly-Ann Fraser-Pryce, che puntava l’undicesimo successo iridato per raggiungere Usain Bolt nell’empireo degli sprinter nel Paese del reggae, finite rispettivamente seconda e terza.

Mondiali di atletica Budapest 2023, l’oro dei 100 femminili è della Richardson

Con 0.2 di vento contrario e partendo dalla prima corsia, zavorrata per via della qualificazione in finale giunta solo come primo tempo di ripescaggio, la 23enne di Dallas ha vinto tagliando il traguardo in 10.65, nuovo record dei campionati nonché quinto tempo di sempre sulla distanza; 10.72 per Jackson, 10.77 per Fraser-Pryce. Dopo aver eguagliato il record italiano (11.14) in batteria, Zaynab Dosso si è invece fermata nella semifinale del pomeriggio, con 11.19.

Unica finale che vedeva azzurri in gara quella del triplo, in cui Emmanuel Ihemeje non è andato oltre l’ottava posizione e un 16,91 (-0.4). “Cercavo una misura superiore ai 17 metri, questi risultati non mi rispecchiano”, ha dichiarato amaramente il 24enne bergamasco nato a Carrara da genitori nigeriani. Successo al burundese Zango con 17,64 (-0.3).

Nell’asta si qualifica in finale l’incredibile Elisa Molinarolo, che vola al personale di 4,65, appunto la misura per accedere alla gara decisiva. “Sicuramente è la giornata sportiva più bella della mia vita – le parole della 29enne veronese che iniziò nella ginnastica – Sono tra le prime 12 al mondo ed è frutto delle tante cose fatte bene”.

Giallo Warholm. Il norvegese forse salta lateralmente l’ostacolo, l’Italia presenta ricorso per riammettere Sibilio

Giallo nei 400 ostacoli. Con 48.43, l’azzurro Alessandro Sibilio è fuori per 4/100 dalla finale. Ma suscitava sospetti la posizione del primatista mondiale, il norvegese Karsten Warholm. Nelle riprese televisive, il piede sinistro del re della specialità sembrava passare lateralmente all’ostacolo. Appena la Federazione italiana di atletica leggera ha potuto visionarle, ha immediatamente presentato ricorso malgrado fossero passati i termini per farlo. Gli italiani si sono infatti avvalsi della regola chiamata “new evidence“, ossia la “nuova prova” che sopraggiunge anche a distanza di tempo. Alle 22.44, la notizia: la richiesta di ricorso è stata ufficialmente rigettata.

Titolo mondiale del disco allo svedese Stahl, con 71,46, e nei 110 ostacoli per lo statunitense Holloway: 12.96.

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