Tra le misure di riforma delle pensioni del 2024 non dovrebbe rientrare la quota 41 per tutti, almeno rimanendo alle parole del ministro dell’Economia e delle Finanza, Giancarlo Giorgetti, dette nella giornata di oggi. Risulta troppo oneroso eliminare i paletti che, ad oggi, restringono, di molto, le uscite anticipate dei lavoratori precoci, ammessi a una quota 41 molto vincolata e con pochi fruitori. Ma qualcosa la si farà e, come ha spiegato anche la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, “non si tornerà indietro rispetto ad alcune situazioni che sono legate a degli anticipi pensionistici”.

Molto si saprà tra un mese con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), nella quale si potrà prendere cognizione delle risorse che il governo intende stanziare nella legge di Bilancio 2024. La bozza della Manovra, peraltro, è attesa a metà ottobre all’esame della Commissione europea.

Si punterà a interventi sulle pensioni anticipate a 63 anni, quelle dell’Ape sociale, mentre per le lavoratrici, che quest’anno potrebbero essere definite come le “nuove esodate“, si cercherà di correggere e prorogare l’opzione donna. Tra gli interventi attesi, anche la conferma di quota 103, la misura in scadenza al 31 dicembre prossimo.

Riforma pensioni 2024, senza quota 41 per tutti fari puntati sulle uscite a 63 anni

Poche chance di vedere l’attuazione delle pensioni anticipate a quota 41 per tutti nella riforma del 2024. Anzi, probabilmente le variazioni dei canali di uscita in arrivo con la Manovra 2024 non possono definirsi nemmeno una “riforma” che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe essere ragionata nel corso del 2024 per l’anno successivo. Difatti, la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, a margine delle parole di Giancarlo Giorgetti, ha parlato di un “percorso avviato” sulle pensioni, con una serie di interventi che saranno messi in atto nella legge di Bilancio, escludendo probabilmente le misure più costose, tra le quali la quota 41.

Probabilmente, il governo punterà ancora una volta sull’Ape sociale, una misura sperimentale del 2017 che trova conferma anno per anno nella legge di Bilancio annuale. Per il prossimo anno, probabilmente si punterà ad ampliare le categorie dei contribuenti che svolgono un lavoro gravoso. Attualmente fissate in numero di 23, dette categorie sono da incrociare con i codici Ateco dell’Istat per stabilire se una mansione possa uscire all’età di 63 anni con 36 di contributi versati.

Pensione anticipata con Ape sociale: quali novità in arrivo nel 2024?

Oltre alle mansioni gravose, i requisiti di pensione dell’Ape sociale impattano sia sulla quota 41 attualmente in vigore che sull’opzione donna. Entrambe le altre misure, infatti, prevedono requisiti di uscita anticipata solo per categorie specifiche di contribuenti, tra le quali gli invalidi ad almeno il 74%, i disoccupati e i caregiver. Tutte queste categorie, peraltro, beneficiano di uno sconto dei contributi prevedendo un tetto di 30 anni di versamenti.

Opzione donna e ‘nuove esodate’, penalizzate le nate nel 1964 e 1965

Molto si attendono le lavoratrici dalla prossima legge di Bilancio in merito alla revisione dell’opzione donna. La precedente legge di Bilancio ha inserito, appunto, paletti economici e sociali che hanno ristretto la platea delle uscite con questa misura. Molte lavoratrici che nel 2023 non hanno agganciato l’opzione donna, avrebbero potuto rientrarci con i requisiti validi fino al 31 dicembre 2022.

Ad essere maggiormente penalizzate sono le lavoratrici nate nel 1964 per l’anno in corso, e quelle del 1965 per il prossimo anno. A tutte queste lavoratrici il governo dovrebbe trovare una soluzione dal momento che, in tutto il 2023, si contano poche migliaia di uscite con questa misura. Tra le novità attese, c’è anche la quota 103 che, con la proroga al prossimo anno, potrebbe rappresentare quella “misura ponte” di cui si è parlato molto nella prima parte dell’anno.

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