Aumenti degli stipendi dei lavoratori dipendenti, novità nelle buste paga sono previste dal 2024 con la riforma fiscale della quale, approvata la legge delega poche settimane fa, si stanno facendo ipotesi su rimodulazione delle aliquote Irpef e relativi scaglioni. L’obiettivo di lungo periodo (o di fine legislatura) è quello di arrivare alla flat tax anche per i lavoratori alle dipendenze, come avviene per le partite Iva forfettarie.
Ma bisognerà integrare questo obiettivo con quanto prevede l’articolo 53 della Costituzione sulla progressività della tassazione, la tesi opposta rispetto alla tassa piatta. L’intenzione del governo è dunque quella di agire sui sistemi di deduzione e di detrazione fiscale, riordinando la materia, agendo sul taglio di un paio di punti percentuali di Irpef per alcuni livelli di retribuzione e diminuendo il numero di aliquote da quattro a tre.
Aumenti stipendi, come cambiano le buste paga nel 2024 con la riforma fiscale?
Alcune simulazioni emergono su come potrebbero cambiare le buste paga del 2024 e ottenere degli aumenti degli stipendi dei lavoratori dipendenti. La legge delega di riforma fiscale, approvata qualche settimana fa in Parlamento, ridisegna il sistema delle aliquote Irpef e degli scaglioni, con la riduzione a tre fasce. Per alcune di queste dovrebbe aversi un risparmio in termini percentuali di Irpef, soprattutto per l’obiettivo a breve termine di ricomprendere il maggior numero di lavoratori dipendenti nel primo scaglione di reddito, accorpato al secondo.
Gli interventi di riforma fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti dovranno portare alla revisione di tutto il sistema legato alle imposte, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere una sola aliquota fissa. Per il 2024, la riduzione delle aliquote Irpef dovrebbe fermarsi a prevedere tre percentuali rispetto alle quattro di oggi, con il riordino anche degli scaglioni di reddito vigenti al giorno d’oggi.
La suddivisione degli scaglioni avrebbe l’architettura di fissare fino a 15mila euro di reddito l’aliquota del 23 per cento; da 15mila a 50mila euro di reddito, l’aliquota del 27 per cento; infine, al di sopra dei 50mila euro di reddito l’aliquota sarebbe sempre del 43 per cento.
Riforma fiscale, rimodulazione aliquote Irpef e relativi scaglioni: ecco le ultime novità
Un sistema fiscale di questo tipo avrebbe come risultato quello di aumentare gli stipendi e le buste paga soprattutto di chi ha un reddito compreso tra i 28mila e i 50mila euro. Questi contribuenti al giorno d’oggi versano l’Irpef al 35 per cento, mentre con la riforma si troverebbero un taglio del cuneo fiscale pari all’8 per cento e aliquota al 27%. Dall’altro lato, invece, rimarrebbero penalizzati i dipendenti con redditi fino a 28mila euro, che pagherebbero un 2% in più di aliquota rispetto al 25% che pagano al giorno d’oggi.
È questa l’ipotesi tracciata dalla Ragioneria dello Stato che, in ogni modo, non rappresenta l’unica possibilità di riforma delle aliquote Irpef.
Infatti, un’altra ipotesi di riforma prevederebbe l’accorpamento della prima e della seconda aliquota Irpef, con un unico scaglione fino ai 28mila euro di reddito e un’aliquota del 23%. Per quanto riguarda gli altri due scaglioni, i redditi da 28mila a 50mila sarebbero tassati al 33% (risparmio 2% rispetto all’aliquota attuale) e i redditi oltre i 50mila euro verrebbero tassati al 43%, come avviene oggi. Per i primi due scaglioni si avrebbe un risparmio di tassazione pari al 2%, considerando che attualmente l’imposta da 15mila a 28mila è pari al 25%.