Sull’organizzazione dello Scafati Pride – previsto per il 16 settembre – è in corso una polemica tra il sindaco e le organizzazioni promotrici.

Dopo aver annunciato il suo consenso al corteo in un post su Facebook, infatti, il sindaco Pasquale Aliberti ha deciso di fare marcia indietro e non procedere con l’autorizzazione all’evento. La ragione del dietrofront, nella parole del Primo cittadino, è stata la reazione «arrogante» del Circolo Arci Corto Circuito – che in un post ha dichiarato di non aver bisogno di alcun permesso del sindaco a procedere – oltre che alla coincidenza tra la manifestazione e l’evento religioso del Rinnovamento dello Spirito.

Scafati Pride, il sindaco Aliberti: “Non sono omofobo, la mia Scafati deve essere una città libera nel pensiero”

La prima apertura allo Scafati Pride – e la successiva retromarcia – del sindaco Aliberti potrebbero ricordare, ad alcuni, quanto avvenuto a giugno tra gli organizzatori del Pride romano e il presidente della regione Lazio Francesco Rocca. O quanto avvenuto a Latina con la sindaca Celentano. Nella vicenda di Scafati, tuttavia, il fulcro non sono i temi della manifestazione – come fu per Roma la questione dell’«utero in affitto» – quanto la collaborazione tra gli organizzatori e il Primo cittadino.

Secondo Pasquale Aliberti, sindaco della città, è infatti l’arroganza il filo conduttore di questa storia. Raggiunto dalla redazione di TAG24, il sindaco ha ripercorso in questa intervista gli eventi che hanno scatenato una «polemica tutta social che non aveva motivo di esistere».

Secondo Aliberti, infatti:

“Fin dall’inizio ho dato la disponibilità ad autorizzare il Pride a Scafati. La mia visione per questa città è quella di una città libera nel pensiero, nella parola, nella visione. Libera, soprattutto, nelle cose che ognuno intende fare della propria vita nel privato.

Per me non si tratta neanche di un processo di integrazione di una parte della società, perché se così fosse significherebbe che esiste una ghettizzazione. La Scafati che io immagino e che io voglio è una città libera, nella quale però si rispettano le regole”.

Regole che, secondo Aliberti, alcune organizzazioni ritengono erroneamente di non dover osservare. È infatti da un post su Facebook del Circolo Arci Corto Circuito – in cui l’associazione afferma di «non aver bisogno del permesso di Aliberti» per sfilare – che nasce l’irritazione del sindaco e la conseguente marcia indietro.

“In una nota gli organizzatori di un’associazione schierata apertamente a sinistra hanno strumentalizzato il Pride. Questo mi ha urtato moltissimo perché ritengo questa non sia una manifestazione né di destra né di sinistra. Il punto è che non si può affermare che non si ha bisogno dell’autorizzazione del sindaco.

La Costituzione prevede il diritto di manifestare nell’ambito di regole per le quali ognuno si assume la propria responsabilità. I sindaci hanno la responsabilità di gestire il tema della viabilità, dei controlli, di garantire insomma la sicurezza delle manifestazioni che si svolgono.

Se si afferma con arroganza che l’autorizzazione del sindaco non è necessaria significa che si vuole far passare il messaggio che ognuno fa quello che vuole al di fuori delle regole di una società civile. Ma come si può pensare di fare una manifestazione senza concordare tutti gli aspetti di sicurezza?

Si tratta di un discorso che è valido non solo per il Pride. Per questo le accuse di omofobia sono insensate: conosco persone omosessuali garbate, con cui intrattengo rapporti, che mai avrebbero utilizzato questi modi”.

L’accusa di omofobia mossa al sindaco dal Circolo Arci Corto Circuito si basa inoltre sulle passate posizioni di Aliberti, specialmente in relazione alle unioni civili. Secondo il Primo cittadino, tuttavia:

“Ho cambiato le mie idee rispetto al 2015, anno in cui mi si accusa di non aver voluto fare il registro delle unioni civili. Si dimentica però che al tempo si trattava di una prerogativa del Governo – venuta poi dopo – a cui io avevo risposto con gli strumenti che avevo come amministratore. Se avessi fatto il registro all’epoca avrei preso solo in giro le coppie omosessuali, dato che il Governo non aveva ancora operato in materia.

Voglio ribadirlo, non sono contro il Pride. Ma il caso di oggi è diverso: l’arroganza con cui si è affermato che non c’era bisogno dell’autorizzazione del sindaco mi ha irritato. Non si può non tenere conto delle responsabilità che i sindaci si assumono in tema di safety e security in caso di eventi e manifestazioni.

Il fatto di essere stato attaccato dopo aver espresso pubblicamente la mia apertura allo Scafati Pride mi fa credere ci fosse la volontà di attaccare sul piano politico. Non a caso mi critica quella politica di sinistra che negli ultimi anni mi ha combattuto e che oggi strumentalizza questa questione.

Mi viene da pensare che il loro interesse fosse solo fare polemica, politicizzando il Pride ed entrando in un conflitto con l’amministrazione. Questo scontro, tuttavia, non aveva motivo di esistere data la mia apertura.

Io voglio che la mia città sia libera nel pensiero, nel modo di essere, nella visione. Voglio che sia libera all’interno delle regole e della morale che devono essere sempre rispettate da tutti. Questi principi valgono per tutti: per la Notte bianca, per il Rinnovamento dello spirito e anche per il Pride”.