La Corea del Nord prosegue con i test dei suoi nuovi missili: il lancio delle testate è avvenuto appena prima dell’inizio delle esercitazioni militari congiunte di Corea del Sud e Stati Uniti. La prova è avvenuta alla presenza del leader nordcoreano Kim Jong Un, in loco per una visita all’unità natale dell’esercito.
A riportare i dettagli del lancio di «missili da crociera strategici» è la Kcna, l’agenzia di comunicazione ufficiale del regime di Kim, che ha parlato du test di pieno successo, svolti «senza neanche un errore».
L’obiettivo delle nuove prove era quello di aver «marinari in grado di condurre una missione di attacco in una guerra reale». Il clima che sta vivendo la Corea del Nord pare dunque essere quello di un conflitto imminente con la vicina Corea del Sud, spalleggiata dagli Stati Uniti. Di tutt’altro avviso è invece Seoul, che parla, attraverso l’agenza Yonhap, di un annuncio «esagerato e differente dai fatti» da parte di Pyongyang.
Test di missili in Corea del Nord prima delle esercitazioni in Corea del Sud, Yoon: “Auspichiamo la riduzione del rischio di provocazioni da parte di Kim”
Il lancio dei missili testati da Pyongyang si è attestato poco prima dell’avvio delle nuove esercitazioni militari congiunte da parte di Corea del Nord e Stati Uniti. Queste prove militari intendono rafforzare le capacità di difesa e di risposta dell’alleanza, in previsione di un attacco nordcoreano. Secondo gli osservatori, appare subito chiaro che i testi missilistici altro non siano che una ripicca alle manovre di Seoul e Washington.
Oltre alle esercitazioni sudcoreane, un altro fatto diplomatico potrebbe aver causato la stizza di Kim Jong Un, portandolo ad optare per questa ennesima dimostrazione di forza. Venerdì scorso, infatti, il Presidente americano Joe Biden, quello sudcoreano Yoon Sul Yeol e quello giapponese Fumio Kishid si erano incontrati per rinnovare il loro impegno nella difesa.
È inoltre di stamani la dichiarazione di Yoon, il quale ha auspicato che la collaborazione trilaterale contribuisca a sedare il «rischio di nuove provocazioni sudcoreane».