È stata trovata impiccata a un albero in provincia di Catania, ma quello che all’inizio sembrava essere un suicidio si è presto trasformato in un caso di omicidio: così la vicenda di Vera Schiopu ha riportato alla mente di molti la storia di Valentina Salamone, morta nelle stesse circostanze nel lontano 2010.

Quando ho sentito che un’altra ragazza era stata trovata impiccata in provincia di Catania mi è mancato il fiato. Il pensiero è corso a mia sorella Valentina. Anche lei è stata trovata appesa a una trave. Per me è un dolore che si rinnova,

ha fatto sapere Claudia Salamone a Tgcom24.

Il suicidio inscenato di Vera Schiopu ricorda quello di Valentina Salamone: la storia

Presto, venite, è morta una donna, è morta la mia fidanzata, si è suicidata.

Con queste parole, lo scorso sabato sera, un trentenne di origine romena, telefonando al 112, aveva parlato del ritrovamento del corpo impiccato di Vera Schiopu in una zona di campagna poco fuori Catania, in Sicilia. Poteva sembrare un suicidio ma, secondo i carabinieri, si tratterebbe di un caso di omicidio, compiuto, per motivi ancora da accertare, proprio dall’uomo che aveva lanciato l’allarme, in concorso con un suo connazionale.

Entrambi nelle scorse ore sono stati fermati. Mentre le indagini cercano di fare luce sul movente, in attesa dei risultati dell’esame autoptico, in molti hanno pensato, almeno per un momento, a un’altra storia, quella di Valentina Salamone, morta in circostanze simili nel 2010. La giovane, appena 19enne, fu trovata senza vita, con la gola appesa alla trave di un casolare di campagna, a Biancavilla, il 24 luglio di tredici anni fa.

Aveva trascorso la serata in compagnia dell’amante di dieci anni più grande, Nicola Mancuso, un uomo sposato, con figli, noto negli ambienti malavitosi della zona, in una villetta alla periferia di Adrano, per una festa. Non vedendola rincasare i suoi genitori ne avevano denunciato la scomparsa. A trovarne il corpo era stato un operaio dell’Enel impegnato in alcuni lavori. Un suicidio, all’apparenza. In realtà un suicidio inscenato.

La condanna all’ergastolo di Nicola Mancuso

Le analisi scientifiche dimostrarono che Mancuso era con Valentina, al momento del decesso: sulle suole dei suoi sandali furono trovate tracce di sangue misto a residui organici dell’uomo. Tracce che, se la ragazza si fosse allontanata anche per pochi passi, si sarebbero cancellate. E che sono costate all’uomo una condanna all’ergastolo per omicidio con le aggravanti degli abietti e futili motivi.

Secondo gli inquirenti avrebbe ucciso l’amante per non mettere a rischio il suo matrimonio, visto che la ragazza era sempre più gelosa. Lui si è sempre dichiarato innocente. La famiglia della vittima è convinta (e gli inquirenti stanno indagando) che sia coinvolto anche qualcun’altro.

Non so se Vera Vera Schiopu sia stata uccisa o si sia suicidata. Questo dovranno stabilirlo le forze dell’ordine. Però è un buon segno che i carabinieri si siano subito insospettiti e abbiano deciso di vederci chiaro. Nel nostro caso non fu così, abbiamo dovuto lottare tanto per dimostrare che Valentina non si sarebbe mai suicidata. La sentenza definitiva è arrivata solo nel gennaio del 2022, dodici anni dopo la sua morte. E ancora manca un tassello nelle indagini. Sugli abiti di mia sorella è stato trovato il dna di un secondo uomo, il che significa che chi l’ha uccisa aveva un complice. Non smetteremo di lottare fino a quando non sapremo a chi appartiene quella traccia,

ha dichiarato Claudia Salamone a Tgcom24. La speranza è che sia sua sorella che Vera possano trovare la giustizia che meritano.

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