Le proteste dei tanti sindaci di vario colore politico hanno costretto il Viminale a vagliare nuovi criteri per la distribuzione dei migranti nei vari centri di accoglienza.
Cambia la distribuzione dei migranti nei centri
I cambiamenti apportati dal ministero degli Interni riguarda la proporzionalità rispetto alla popolazione residente, d’ora in poi vale solo rispetto al 70% della quota, mentre il restante 30% sarà calcolato anche in relazione alla superficie del territorio.
La situazione non è certamente gestibile con i metodi usati fin ora, anche perché il numero di arrivi è più del doppio rispetto all’anno scorso.
Se infatti il sistema di recupero e soccorso sembra funzionare anche grazie all’aiuto delle Ong impegnate in mare, la fase successiva che riguarda più da vicino i centri abitati, comuni e regioni, ha bisogno della collaborazione di tutti.
In sostanza alcune regioni a più bassa densità abitativa, come la Basilicata o la Sardegna, si vedranno convogliare alcuni gruppi di migranti che prima erano stati assegnati a territori più popolosi e densamente abitati.
Le regioni che in questo momento hanno il maggior numero di assegnazioni sono l’Emilia Romagna con il 10% poco più di 12mila, e il Lazio con il 9% poco più di 11mila.
Più turnover tra i Cas
Uno dei problemi da cui sta cercando di tirarsi fuori il ministero degli interni è la mancanza di posti nei Cas (centri di accoglienza straordinaria), prima che siano pronti i nuovi centri che alzeranno il numero di posti di altri 12mila unità.
La soluzione si è trovata attraverso un turnover forzato di parte dei 110mila migranti che in questo momento sono registrati nei Cas.
Come riportato dal Corriere della Sera, il ministero nella circolare inviata sia ai prefetti sia al Dipartimento di pubblica sicurezza, come anche alla Commissione nazionale per il diritto di asilo, ribadisce l’importanza dell’assistenza a chi è “privo di mezzi sufficienti a garantire una qualità di vita adeguata al sostentamento proprio e dei propri familiari“
Per liberare posto bisognerà escludere da questa assistenza chi è in possesso del permesso di soggiorno, chi ha ottenuto la protezione internazionale e chi ha un reddito minimo garantito.
“In un’ottica di corretto utilizzo delle risorse pubbliche, per assicurare il turn over nelle strutture di accoglienza e garantire la disponibilità di soluzioni alloggiative in favore degli aventi diritto”.
Non sono finite le brutte notizie per il governo Meloni, i numeri restano altissimi e le novità che arrivano dal Niger non fanno presagire niente di buono, un conflitto aperto nel sahel infatti potrebbe significare l’intensificazione dei flussi e l’Italia da sola non può certo affrontare un ulteriore aumento del numero di sbarchi.
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