Il divorzio annunciato tra i gruppi di Azione e Italia Viva non è ancora definitivo, eppure i leader dei due partiti Matteo Renzi e Carlo Calenda – in disaccordo su tutto fuorché sull’impossibilità di formare insieme un Terzo Polo unito – pensano già al futuro. E sembrano anche guardare, separatamente,nella stessa direzione. Da una parte c’è Carlo Calenda, che sui social definisce il suo movimento “un centro repubblicano che ha l’obiettivo di chiudere il bipolarismo”, precisando come “con le altre opposizioni si può collaborare su salario minimo, sanità e industria 4.0, così come con la maggioranza su giustizia e politica energetica”. Insomma, l’idea è quella di rimanere “distanti da destra e sinistra”, guardando piuttosto all’ipotesi di un centro che possa dialogare con ambo le parti.

Renzi, Calenda e la politica dei due forni

Una strategia, questa, che ricorda la politica dei due forni di Andreotti, e che peraltro Calenda ha già sperimentato con il tema del salario minimo, firmando la proposta di legge insieme alle altre opposizioni e allo stesso tempo facendosi promotore del confronto con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. E ancora, incitando la raccolta firme della petizione online per un salario minimo subito, ritenendo però “condivisibili” gli altri provvedimenti proposti dalla maggioranza sul tema del lavoro. Dall’altra parte, invece, c’è Matteo Renzi che, stando a quanto riporta il Riformista ( giornale da lui diretto) – in ripresa del Corriere -, starebbe pensando a un nuovo progetto politico lontano sia dal campo di destra che di sinistra. “Il Centro” sarebbe appunto il nome del “polo riformista serio” immaginato dall’ex premier, uno spazio pronto ad accogliere i democratici lontani dalla segretaria Elly Schlein ma anche i forzisti insoddisfatti dopo la morte di Berlusconi. Proprio il reclutamento degli azzurri giocherebbe un ruolo importante per le elezioni europee del 2024, nodo cruciale per i partiti, andando a indebolire un centrodestra già in disaccordo sulle alleanze e rafforzando invece la posizione di Renzi, deciso a smentire le accuse di chi, come il deputato Fabrizio Benzoni, lo accusa di voler “usare nuovamente Azione per superare il quorum”.

La separazione dei gruppi potrebbe avvenire la prima settimana di settembre

Certo è che per quanto riguarda la rappresentanza al Parlamento italiano, Italia Viva potrebbe avere i numeri per poter esistere da sola, a differenza di Azione, destinata a confluire nel Gruppo Misto. Se tra le fila di Renzi si diceva che tutte le scelte sarebbero state “comunicate con congruo anticipo” da loro e “non da altri”, cominciano già a circolare voci su quando lo scioglimento dei gruppi potrebbe diventare effettivo. L’occasione per ufficializzare il divorzio sarebbe quella dell’assemblea dei parlamentari di Italia Viva, prevista dal 5 al 7 settembre a Palermo. Prima, quindi, del congresso del 15 ottobre, data per la quale forse Renzi vorrebbe vedere già in piedi il suo nuovo Centro.