Secondo un’inchiesta del Guardian, la Russia teme il ritorno a casa dei miliziani della Wagner. Molti di loro sono criminali tirati fuori dalle prigioni locali, con la promessa di un’amnistia in cambio del loro servizio militare. Sciolta la compagnia di Prighozin, molti di loro stanno tornando a casa e i cittadini russi temono un aumento della criminalità.
Il ritorno a casa dei miliziani della Wagner
Prighozin era stato chiaro al momento del reclutamento: chi stava scontando una condanna in carcere sarebbe ritornato a casa libero se fosse sopravvissuto ai combattimenti in Ucraina. Ora che il Cremlino ha deciso che né Prighozin né la Wagner sono più utili (o degni di fiducia), i sopravvissuti stanno ripercorrendo all’indietro la strada che dalle trincee ucraine porta a diversi paesi anche dell’entroterra russo.
Il Guardian segnala che, a rigor di promessa formulata anche dal Cremlino, questi criminali adesso sono liberi cittadini. La loro fedina penale non è stata ripulita, certo, ma ora possono tornare a casa dai loro cari. Molti cittadini russi però temono che le loro città saranno invase da criminali che riprenderanno le loro abitudini e quindi potrebbe scoppiare un’emergenza di criminalità.
Prighozin e i suoi colleghi sembrano aver scelto in molti casi uomini condannati per gravi reati come l’omicidio o la tortura. I familiari delle vittime hanno già espresso la loro indignazione per una decisione presa agli inizi della guerra. Non si sa di preciso dove siano state dislocate queste persone, ma il Guardian sottolinea come questi “soldati di fortuna” avrebbero commesso crimini violenti anche durante i combattimenti.
L’accordo fra la Wagner ed il Cremlino: la paura delle ex vittime
L’accordo fra Wagner e Mosca prevede che i detenuti ricevano la “grazia” (senza scontare il resto delle loro condanne) se sopravvivono ad almeno sei mesi di guerra in Ucraina. Chi è rimasto ferito in guerra ha potuto beneficiare di un rientro anticipato a casa.
Le vittime di stalking o di compagni violenti ora temono per la propria vita, preoccupandosi che le persone condannate riescano a scoprire dove si trovino adesso. La Russia non è un paese che ultimamente sembra desideroso di proteggere ed integrare ancora di più il ruolo della donna in società: spesso questa è considerata un accessorio dell’uomo a lui sottomessa.
Anche le famiglie delle vittime di femminicidio temono per la propria incolumità, perché gli ex condannati potrebbero vendicarsi su di loro per il tempo trascorso in carcere.
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