Trovare un giocatore che ha alzato venticinque trofei in carriera vincendo tutto a livello di club e di nazionale non è affare semplice. Pedro Eliezer Rodríguez Ledesma c’è riuscito e a trentasei anni compiuti non ha intenzione di fermarsi. A luglio ha rinnovato il contratto con la Lazio con l’obiettivo di mettere la sua firma anche in Italia, in biancoceleste ha trovato il suo habitat naturale con Maurizio Sarri in panchina che conosceva dall’avventura al Chelsea. Lo spagnolo si racconta in una intervista al portale tedesco ‘Falke Esports’ ripercorrendo le tappe della sua carriera toccando anche argomenti extra calcio come la decisione di creare una fondazione per aiutare le persone in difficoltà.

Pedro si racconta

Pedro è nato a Tenerife ma a differenza di molti suoi amici che hanno preferito sport acquatici si è dedicato al pallone fin da piccolo. Nato calcisticamente nelle giovanili del piccolo Club Deportivo San Isidro quando a diciassette anni arriva la grande chiamata del Barcellona per inserirlo nella storica ‘Masia’. Lascia quindi l’isola per approdare in Catalogna e avviare una carriera che lo ha portato in cima al mondo con la maglia blaugrana e della Spagna.

L’inizio è stato duro, soprattutto per mia madre perché io ero il figlio più piccolo in casa. È stata molto male, addirittura è entrata in depressione. Anche io quando sono arrivato a Barcellona sono stato un po’ male perché è stato difficile adattarmi al catalano, è una città molto grande. Io venivo da un piccolo paese, di poco più di 100 abitanti. Tuttavia queste esperienze ti rendono più forte. Ti danno tanta costanza nella tua vita: fu un’esperienza dura da vivere all’inizio però mi ha fortificato come persona e mi ha insegnato a dare valore ad alcune cose che quando sei molto giovane non consideri. Ti rendi conto di ciò che è veramente importante, le cose semplici.

Avere vicino la famiglia e gli amici. Ho fatto questo tipo di sacrificio perché era un’opportunità unica per la mia vita e se non lo avessi fatto oggi non saremmo qua. Noi delle Canarie abbiamo una mentalità molto semplice: giocare per la strada, stare con gli altri bambini, avere la famiglia vicino… e quando ti tolgono tutto questo e sei costretto a cambiare è molto dura. A volte sembra che la nostra professione sia molto semplice, vivere in alto, comodamente, ma nel percorso ci sono cose che la gente non conosce e che sono difficile da gestire. La pressione, la frustrazione, il perché non gioco

Lasciare Barcellona non è stata una decisione semplice ma, dopo aver vinto tutto, ha deciso di accettare la sfida della Premier League. Ad attenderlo il Chelsea di Abramovich alla ricerca della seconda Champions League. In Inghilterra un modo di vivere il calcio più sereno rispetto ai paesi latini che si sposa meglio con la tranquillità dell’esterno spagnolo, rimane cinque anni prima dell’addio. Chiude quindi il trittico dei campionati migliori d’Europa accettando la corte della Serie A firmando con la Roma, una avventura negativa che lo porta ad oltrepassare il Tevere e sposare i colori biancocelesti dove ritrova Maurizio Sarri, appena nominato allenatore della Lazio.

A Barcellona sono sempre stato a mio agio, come a casa. Sono stato tanti anni, mi sono fatto un milione di amici, i miei figli sono cresciuti lì. E in generale sei sempre al tuo agio quando sei nel tuo paese. Il cambiamento reale è quando sono arrivato a Londra, una cultura totalmente diversa da quella spagnola. Gli inglesi sono gente molto amabile, c’ molto rispetto per il calciatore. È il miglior posto dove ho potuto avere una vita tranquilla come giocatore: i tifosi seguono molto il calcio, ma non hanno questa follia di chiederti foto e video in continuazione, sono persone molto educate.

Ti vedono per la strada, ti salutano, ma ti fanno fare la tua vita. Io potevo andare al parco a giocare a calcio con i miei figli senza che nessuno mi facesse video o chiedesse foto, cosa che qui in Italia e in Spagna è molto diverso. Qui a Roma sono più passionali, più legati, qui si basa tutto intorno al calcio. Tra Spagna e Italia sono molto simili, paesi molto aperti. Dal primo momento in cui sono arrivato qui mi hanno trattato bene, mi sento amato e sono a mio agio