Pensioni precoci quota 41 e opzione donna, si può continuare a lavorare dopo aver iniziato a percepire il trattamento previdenziale? È il quesito che le rispettive platee di pensionati si fanno nel momento in cui riescono ad andare in pensione a ridosso dei 60 anni di età. Qualche dubbio c’è per le lavoratrici, sia nel caso dei dei requisiti maturati fino al 31 dicembre 2022 che per i nuovi parametri di uscita della legge di Bilancio 2023. Inoltre, c’è da considerare che l’opzione donna abbraccia il sistema contributivo solo per il calcolo della futuro assegno di pensione, mediante il ricalcolo in base agli anni di versamenti effettuati che devono essere non meno di 35.
Pensioni precoci quota 41, si può continuare a lavorare?
C’è una discussione in merito al fatto che i lavoratori in pensione con la quota 41 dei precoci attualmente in vigore e le lavoratrici dell’opzione donna possano continuare a lavorare, soprattutto considerando che l’uscita dal lavoro, sia nell’uno che nell’altro caso, avviene a ridotto dei 60 anni di età.
Per i lavoratori precoci non ci sono dubbi: adottando l’opzione di pensione anticipata con la quota 41 non si può continuare a lavorare. La non cumulabilità dei redditi (da lavoro con quelli della pensione) sussiste fin dalla data di decorrenza del trattamento dell’Inps. Il divieto di cumulo, pertanto, si applica sia per il lavoro alle dipendenze che autonomo, anche se prodotto all’estero. Non si può lavorare per tutto il periodo del prepensionamento. Pertanto, il divieto di cumulo perde la sua efficacia solo alla maturazione dei requisiti delle pensioni di vecchiaia (67 anni di età).
Pensioni precoci quota 41, così l’uscita in anticipo
Si ricorda che la pensione anticipata dei lavoratori precoci con l’attuale quota 41 (fino al 31 dicembre 2026) prevede che si possa uscire dal lavoro (a qualsiasi età) purché sussistano alcune condizioni:
- l’aver versato almeno un anno di contributi prima del compimento dei 19 anni di età;
- essere in stato di disoccupazione in seguito alla cessazione di un rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale e aver terminato l’indennità di disoccupazione da almeno tre mesi;
- avere un’invalidità di almeno il 74 per cento;
- essere un caregiver;
- aver svolgo mansioni pesanti e faticose o provenire da lavori gravosi.
Opzione donna, si può continuare a lavorare dopo il 60 anni di età?
Meno chiara è la situazione dell’opzione donne e la possibilità di cumulare i redditi della pensione con quelli di un’attività lavorativa. Non vi sono pronunce di contrarietà (e quindi di non cumulabilità) su questa misura. Da una lettura particolarmente attenta di quanto si prevede per la cumulabilità o meno dei redditi, si potrebbe facilmente dedurre che le lavoratrici non possano lavorare durante il periodo di prepensionamento. Infatti, nel momento in cui le donne scelgono questa opzione si vedono ricalcolare la pensione futura con il meccanismo contributivo.
Proprio il sistema contributivo ammette la cumulabilità dei redditi in tre situazioni, ovvero:
- il compimento dei 60 anni di età (65 gli uomini);
- contributi per non meno di 40 anni;
- il compimento di 61 anni di età e 35 anni di contributi.
Tuttavia, è da obiettarsi che il regime contributivo puro (lavoratori dopo il 31 dicembre 1995) adottato per questa formula di pensione anticipata è indotto: le lavoratrici che agganciano l’opzione donna non sono “natie” del contributivo, ma provengono per lo più dal sistema misto, ovvero hanno necessariamente dei contributi versati prima del 1° gennaio 1996. Da questo punto di vista, dunque, si potrebbe protendere per la cumulabilità della pensione con altri lavori, sia autonomi che alle dipendenze.