Vincere uno scudetto non è mai semplice, ripetersi rende l’impresa ancora più difficile. Lo sa bene Rudi Garcia quando ha accettato la panchina del Napoli dopo l’addio di Luciano Spalletti. Il tecnico transalpino dovrà difendere il tricolore facendo affidamento su Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia, i due leader incontrastati dei campani che sono rimasti nonostante le sirene delle big europee. L’allenatore è il primo ospite di ‘Dazn Heroes’, la rubrica dell’emittente in cui vengono intervistati i protagonisti del calcio italiano. Rivelazioni e ambizioni di un professionista che vuole provare a vincere un trofeo anche in Italia dopo i successi in Francia.
Garcia su Osimhen “Mi ricorda CR7, ha fame di successi”
Dopo la parentesi in Arabia Saudita alla guida dell’Al Nassr di Cristiano Ronaldo è tornato in Europa, a sorpresa è arrivata la chiamata del Napoli campione d’Italia con Aurelio De Laurentiis convinto di poter proseguire con Rudi Garcia il percorso avviato da Luciano Spalletti. Inutile nascondersi, gli azzurri sono la squadra da battere nella prossima Serie A che comincerà questo fine settimana con Di Lorenzo e compagni che faranno visita al Frosinone nella gara inaugurale sabato 19 agosto alle 18:30.
La passione a Napoli va oltre ogni cosa. Secondo me il calcio qui è una religione. Per me questo è il calcio, dovrebbe essere sempre così. Dopo la doppietta al Lille potevo andarmene, ma ho vissuto in prima persona il fatto che l’anno dopo pensi di fare lo stesso e invece fai un po’ di fatica: è umano, è inconscio. La sveglia è il mio compito, dire ai ragazzi che hanno raggiunto quel livello ma io non mi accontento e voglio lo stesso livello dell’anno scorso. Confermarsi è sempre più difficile.
Una qualità dei miei giocatori è lo spirito collettivo. Sono bravi nel gioco di prima. Stiamo coltivando questa caratteristica, giocando di prima se arriva l’avversario la palla è già andata via. Si può sempre migliorare, il mio compito è non farli addormentare, fargli aprire ancora di più l’orizzonte perché non c’è solo un modo di fare e ho parlato anche di una squadra più camaleontica. Per un gruppo è importante avere nuove, altrimenti ti annoi.
Il Napoli l’anno prossimo deve giocare in Champions League, questo è la base. Per la Champions serve una rosa forte. Quando giochi l’Europa League ti puoi concentrare al 100% sul campionato perché il girone normalmente lo superi e quando arrivano gli ottavi e i quarti di finali comincia a diventare serio. Invece quando giochi la Champions è quasi al contrario: i giocatori sono quasi fissati sulla Champions e devi ricordare loro che il loro pane quotidiano è il campionato. Quello che ti porta alla Champions l’anno dopo è il campionato. Quindi dobbiamo essere bravi a giocare le due competizioni, per questo ti serve una rosa
Si riparte da Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia ma anche dal giovane Giacomo Raspadori da cui si attende una crescita importante. L’ex Sassuolo si è calato nella realtà campana con discrezione, non ha ancora messo in luce tutto il suo talento nonostante alcune reti decisive in gare fondamentali dello scorso anno. Proprio su di lui Garcia nutre grosse aspettative con delle novità tattiche che potrebbero portarlo a giocare qualche metro più indietro alla linea degli attaccanti.
Raspadori può fare mezzala, esterno, trequartista, anche punta: l’ha fatto già fatto in maniera importante. Dobbiamo anche avere la capacità di giocare a due punte con Giovanni Simeone e Osimhen. Victor è un trascinatore pazzesco: vuole vincere e trascina la squadra. Un po’ come Cristiano Ronaldo: quando vince è contentissimo, chiama la squadra, vuole fare la foto ricordo…mi piace, fa parte dei migliori al mondo come centravanti. È bello vedere che un giocatore come lui che difende come un matto, pressa, torna indietro, aiuta la squadra. Una delle qualità di questo gruppo è questa. Non fanno solo un gioco offensivo di qualità, ma lavorano. Questo ci serve, altrimenti non puoi vincere. Kvara? Può migliorare ancora tanto, quando dribbla è bello da vedere
Ci sono i leader tecnici e i trascinatori così come ci sono quegli elementi silenziosi che però nello spogliatoio fanno avvertire la loro presenza. Stanislav Lobotka è stata la scoperta più piacevola dello scorso anno, si è andato ad aggiungere a Giovanni Di Lorenzo a cui è stata confermata la fascia da capitano del Napoli.
Lui è un uomo di grande qualità, pensa agli altri, è già un capitano per questo, poi è un leader, un esempio, e poi un gran bel giocatore. Io faccio sempre così, mi do un periodo del ritiro per dire chi sarà capitano della mia squadra, perché lo scelgo io, dopo colloqui e dopo averlo visto col gruppo, ma non ho avuto nessun dubbio sul fatto che il mio capitano sarà lui. Può essere solo lui, ci sono altri leader e poi c’è anche scaramanzia intorno a me. Novità devo portarle, ma alcune volte dovrò anche adattarmi non alla scaramanzia, ma io credo alle onde positive