Una protesi al pene è un intervento chirurgico volto ad inserire un impianto nel pene. Questo permette l’erezione del membro e quindi il rapporto sessuale.

Una protesi peniena è l’ultima opzione terapeutica per la disfunzione erettile, soprattutto dopo un intervento alla prostata. Scopriamo i dettagli.

Come funziona la protesi al pene?

Una protesi al pene rappresenta una soluzione artificiale per ripristinare la funzionalità erettile del pene. Durante un’operazione, questa protesi viene inserita nel pene, consentendo al membro operato di assumere una forma e una consistenza simili a quelle di un’erezione naturale.

Questa procedura è rivolta a coloro che hanno sperimentato fallimenti nei trattamenti convenzionali per la disfunzione erettile, per esempio dopo una operazione per tumore alla prostata.

Esistono tre tipi principali di protesi peniena: rigida, semirigida e idraulica.

La protesi peniena rigida offre un’erezione permanente, è poco praticabile e poco gradita per l’uso quotidiano.

La versione semirigida, invece, è costituita da silicone con una struttura metallica interna. Durante il rapporto sessuale, questa protesi può essere piegata verso l’alto per ottenere una forma simile all’erezione naturale, mentre a riposo si ripiega verso il basso per nascondere la rigidità.

L’approccio più utilizzato attualmente è l’impianto penieno idraulico. In questo caso, la protesi è riempita manualmente con un liquido per indurre l’erezione prima del rapporto.

Il liquido è immagazzinato in un serbatoio artificiale vicino alla vescica e può essere attivato tramite una piccola pompa manuale posizionata nello scroto. Questo permette al paziente di avere un’erezione quando desiderato, mentre nel quotidiano il pene rimane in uno stato rilassato. Questo metodo è spesso preferito da pazienti e partner per la sua praticità e comfort.

Quali sono i rischi di una protesi al pene?

L’uso di una protesi peniena comporta alcuni rischi che vanno considerati. Durante l’intervento chirurgico, esiste la possibilità di danneggiare l’uretra, i tratti nervosi o altri tessuti del pene. In rare occasioni, le protesi troppo lunghe o le cicatrici post-operatorie possono causare una curvatura laterale del pene.

La complicazione più frequente, tuttavia, riguarda le infezioni. Circa un paziente su trenta, nonostante un’adeguata igiene, può sviluppare un’infezione nella nuova protesi peniena. I sintomi includono dolore, arrossamento, gonfiore e limitazioni funzionali.

Se l’infezione persiste nonostante il trattamento con antibiotici, l’impianto potrebbe dover essere rimosso e sostituito con una nuova protesi in un’ulteriore operazione.

Le protesi idrauliche tendono a presentare un tasso di complicanze più elevato rispetto alle versioni semirigide. L’uso di una pompa idraulica può causare un indurimento del tessuto erettile, ma non del glande. Questo può causare disagio nei rapporti sessuali e addirittura lesioni al glande durante la penetrazione.

È importante comprendere questi rischi e discuterli approfonditamente con il medico prima di considerare l’intervento.

In Italia la protesi al pene è mutuabile?

No, non lo è. I farmaci per la disfunzione erettile sono mutuabili, mentre la protesi al pene non è ancora inserita nel Lea, nonostante la disfunzione possa derivare dal cancro alla prostata, tumore in aumento tra gli uomini over 50, ma anche tra i giovani.

Coloro che vengono sottoposti a prostatectomia radicale e quelli trattati con radioterapia possono ricevere i farmaci contro la disfunzione erettile con copertura del Servizio Sanitario Nazionale. Stessa cosa vale per chi sceglie le iniezioni all’interno del pene.

L’intervento chirurgico, invece, non è mutuabile. Nonostante la disfunzione erettile sia una conseguenza non solo del cancro alla prostata, ma anche del diabete, di patologie neurologiche e malattie deformative del pene.