Il Trattamento di Fine Rapporto, comunemente conosciuto come TFR, è una componente essenziale nella remunerazione dei lavoratori dipendenti in Italia. Ma cosa accade al TFR quando un lavoratore dipendente muore? A chi spetta? E come viene distribuito? Il TFR va in eredità? Ecco come funziona il lascito di questo trattenimento agli eredi del lavoratore defunto.
TFR in eredità: cos’è il Trattamento di fine rapporto e a chi spetta
Il TFR è una somma di denaro che il datore di lavoro deve al dipendente al momento della conclusione del rapporto di lavoro. Questo accumulo rappresenta una sorta di risparmio che il dipendente matura nel corso degli anni.
In caso di morte del lavoratore, la distribuzione del TFR segue regole ben precise:
- Coniuge e figli: la priorità va al coniuge e ai figli del lavoratore. Questi sono i primi eredi in linea diretta.
- Parenti e affini conviventi: se il lavoratore non lascia coniuge o figli, il TFR può essere destinato ai parenti fino al terzo grado o agli affini entro il secondo grado, ma solo se vivono con il defunto e sono economicamente dipendenti da lui.
A tal proposito, le categorie di parenti entro il 3° grado includono:
- Genitori e figli: 1° grado.
- Nonni, nipoti, fratelli e sorelle: 2° grado.
- Bisnonni, pronipoti, nipoti e zii: 3° grado.
Gli affini, invece, sono coloro che sono legati al lavoratore attraverso il matrimonio. Entro il 2° grado rientrano:
- Suocero, suocera, figliastro e figliastra: 1° grado.
- Nonno del coniuge, nipote del coniuge e cognati: 2° grado.
TFR in eredità: procedure per la richiesta e successione testamentaria
I beneficiari possono fare domanda per il TFR inviando una richiesta scritta al datore di lavoro, completa di documentazione rilevante, come certificato di morte, stato di famiglia e altri documenti legali.
Se un lavoratore ha stilato un testamento, il TFR verrà distribuito secondo le sue volontà, a meno che non siano presenti i beneficiari previsti dalla legge. In assenza di un testamento, il TFR segue le norme della successione legittima, che si basa sul grado di parentela con il defunto.
TFR in eredità: che succede se il TFR è stato liquidato prima della morte
Se il lavoratore ha ricevuto il TFR prima della sua morte, questo diventa parte del suo patrimonio ereditario e sarà suddiviso tra gli eredi, sia legittimi che testamentari.
Successione TFR: cosa accade in assenza di beneficiari
Se un lavoratore non ha beneficiari come specificato dal Codice Civile, allora il TFR sarà distribuito secondo le regole della successione legittima o basato sul testamento.
Quindi, il TFR può essere influenzato dal testamento solo se il lavoratore non ha alcun beneficiario previsto dalla legge. In tal caso, il testamento può indicare come distribuire il TFR tra gli eredi.
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Successione TFR in eredità: cosa dice la normativa
Riepilogando, e facendo una visione d’insieme, il Trattamento di Fine Rapporto rappresenta una componente fondamentale della retribuzione di un lavoratore, che può essere erogato in diverse circostanze, incluso il decesso del dipendente.
Come scritto in precedenza, l’articolo 2122 del Codice Civile definisce chiaramente chi siano i beneficiari di tale indennità in caso di morte: vanno dal coniuge ai figli, e se conviventi, anche a parenti fino al terzo grado e affini fino al secondo. Ma cosa succede se non c’è accordo tra i beneficiari o in assenza di questi? La divisione avverrà basandosi sulle necessità di ciascun beneficiario; in mancanza di tali persone, la successione legittima entra in gioco.
Sebbene il TFR, in circostanze specifiche come la morte del lavoratore, non entri a far parte dell’attivo ereditario, è essenziale sottolineare alcune eccezioni. Esistono situazioni in cui altri soggetti possono rivendicare una parte del TFR. Questo è stato chiarito dalla Corte di Cassazione, che ha stabilito che i creditori del defunto possono accedere al TFR se hanno un legittimo diritto.
Ancora, l’ex coniuge divorziato, salvo circostanze particolari, può richiedere una percentuale del TFR riferita al periodo del matrimonio con il defunto. Infatti, nel contesto di un divorzio, è rilevante notare che, a meno che non si sia contratto un nuovo matrimonio, il coniuge divorziato può avere diritto a una quota dell’indennità di fine rapporto, anche se maturata dopo la sentenza di divorzio.
Importante è il concetto che il TFR non entra automaticamente nel patrimonio ereditario. Pertanto, sia la rinuncia che l’accettazione dell’eredità non influiscono sul diritto del beneficiario di ricevere il TFR. Questa separazione offre al beneficiario la libertà di prendere decisioni indipendenti riguardo all’eredità, valutando pro e contro, senza compromettere il suo diritto al TFR.