Cambiano le pensioni in Italia. Tra poco più di due mesi, il governo Meloni dovrà esporre la Manovra 2024 (lo scorso anno toccò a Mario Draghi). Così, il plico contenente la previsione finanziaria del 2024 sarà spedito a Bruxelles per una prima valutazione. È difficile sapere se la riforma delle pensioni sarà uno degli argomenti contenuti nella legge di Bilancio 2024.
Le prospettive previdenziali future sembrano essere l’ennesimo tentativo del governo di indossare un vestito a festa. Nel frattempo, l’anticipo pensionistico Ape sociale rimane in vigore fino al 31 dicembre 2023. Per il 2024, è attesa l’ennesima riforma previdenziale incentrata su misure assistenziali, seppur prive di diversi diritti.
All’orizzonte non appare nessun tipo di intervento utile a superare la legge Fornero che, senza ombra di dubbio, continuerebbe nel ruolo di struttura portante del sistema previdenziale italiano. Diamo uno sguardo da vicino all’anticipo pensionistico Ape sociale 2023/2024, ma soprattutto cercheremo di capire perché la struttura assistenziale non convince.
Cambiano le pensioni in Italia – Legge di Bilancio 2024?
Terminate le vacanze estive, il governo Meloni dovrà esporre le intenzioni della prossima manovra finanziaria. In tanti aspettano una manovra risolutiva in tema previdenziale, capace di garantire un flusso d’uscita flessibile anticipato aperto a tutti e senza penalizzazioni.
Secondo numerosi esperti, il governo cercherà di rafforzare le misure assistenziali, promuovendo un anticipo pensionistico per le donne. Si presume che nella prossima manovra finanziaria verranno differite diverse misure, tra cui Quota 103 bis e Ape sociale.
È necessario precisare che la flessibilità tanto decantata sarà sostenuta dal regime assistenziale. Per questo motivo, si sente tanto parlare di una nuova Ape sociale o di interventi che mirino a rafforzare la misura già esistente.
Si tratta dell’ennesimo tentativo di garantire un sostegno che non è rivalutato, né integrato al trattamento minimo, non è reversibile ai superstiti e non spetta contribuzione figurativa. Prima di scegliere l’opzione Ape sociale per ritirarsi dal lavoro, è importante valutare più di un aspetto. Vediamo i dettagli.
Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni?
Difficile rispondere a questa domanda. Al momento, non si intravede nessuna eccellenza nella Rosa previdenziale italiana; piuttosto, appare un rimpasto delle precedenti misure con una proroga della Quota 103 (si spera rivisitata) e dell‘Ape sociale.
Non c’è nulla riguardo al ripristino dei requisiti dell’Opzione donna, né tantomeno sull’ingresso di Quota 41 per tutti senza condizioni.
D’altronde, l’Opzione donna è stata modificata per ridurre il flusso verso la pensione anticipata già penalizzante di per sé, al fine di dirottare le uscite anticipate su altri canali previdenziali poco accessibili.
Se a questo si aggiunge un sistema previdenziale ancorato alla legge Fornero, si comprende che ai lavoratori non resta che rassegnarsi al ritiro a 67 anni, come previsto dalla pensione di vecchiaia.
Quando si va in pensione con Ape sociale?
L’articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017 e successivi rinnovi, prevede il rilascio di un’indennità garantita dallo Stato e regolarmente distribuita dall’INPS, ai lavoratori che soddisfano i requisiti e le condizioni previste dalla legge.
Per ottenere l’anticipo pensionistico Ape sociale è necessario soddisfare in diversi requisiti, tra cui:
- almeno 63 anni di età;
- almeno 30 anni di anzianità contributiva per i disoccupati, per i lavoratori che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità e per coloro a cui è stata riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa al 74%;
- per i lavoratori che svolgono le attività cd. gravose l’anzianità contributiva minima richiesta è di 36 anni.
- per gli operai imprese edili ed affini, viene previsto un accumulo contributivo di almeno 32 anni;
- non essere titolari di alcuna pensione diretta.
L’indennità viene riconosciuta, a domanda, e garantita dallo Stato italiano fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, o di altro trattamento previdenziale ordinario, così come previsto dalla legge Fornero.
Difatti, l’anticipo pensionistico è una misura introdotta in via sperimentale dal 1° maggio 2017, in seguito prorogata da vari interventi normativi fino al 31 dicembre 2023.
L’INPS eroga un’indennità pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento della richiesta di accesso al trattamento. In ogni caso, l’importo massimo riconosciuto non supera 1.500 euro.
Per maggiori dettagli in merito all’Ape sociale, si rimanda alla pagina ufficiale INPS.