Ritornato alla ribalta perché oggetto della serie Netflix di enorme successo “PainKiller”, l’Oxycontin, medicinale oppiaceo a base di ossicodone, ha causato tantissimi danni e morti negli USA.
Molti si chiedono se al momento esista ancora, se sia ancora prescrivibile, e se può essere ottenuto anche qui in Italia.
Facciamo luce su questo argomento spinoso nell’articolo di seguito.
Cos’è l’Oxycontin?
Oxycontin è un antidolorifico della famiglia degli oppioide, usato per trattare il dolore persistente da moderato a grave. Contiene il principio attivo ossicodone.
Dopo aver assunto Oxycontin, il principio attivo viene lentamente rilasciato nel tratto gastrointestinale e assorbito nel flusso sanguigno. L’effetto antidolorifico dura quindi per circa 12 ore.
La formula chimica dell’ossicodone è C18H21NO4 ed è simile a quella dell’eroina, (diacetilmorfina), entrambe derivano dalla morfina.
La somiglianza è dovuta alla struttura di base della morfina, da cui derivano sia l’ossicodone che l’eroina, attraverso modifiche chimiche.
L’Oxycontin è stato sviluppato dall’azienda farmaceutica Purdue Pharma ed è stato introdotto sul mercato nel 1995. È stato inventato da un team di scienziati e ricercatori dell’azienda guidati da Raymond Sackler. L’OxyContin è una marca registrata di un tipo di ossicodone a rilascio prolungato, utilizzato per il trattamento del dolore moderato-severo.
Tuttavia, dalla sua introduzione sul mercato, il medicinale è stato prescritto anche per dolori meno forti e sopportabili, diventando in America una terribile piaga, perché ha portato alla dipendenza da oppiacei milioni di persone e alla morte più di 200 mila persone.
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L’Oxycontin esiste ancora?
Ti aspetteresti un no come risposta? Mi dispiace deluderti.
L’Oxycontin esiste ancora e non solo in America, ma in tutto il mondo. E non è tutto! È ancora prodotto da Purdue Pharma.
L’azienda, però, come si comprende anche dalla miniserie, ha affrontato numerose controversie legali e critiche legate all’abuso di sostanze e alla dipendenza causati dall’uso improprio del farmaco.
A seguito di queste problematiche, Purdue Pharma ha dichiarato bancarotta nel 2019, dopo di che è stato raggiunto un accordo legale per risolvere le accuse contro l’azienda.
In alcuni paesi, sono state apportate modifiche alla formulazione dell’Oxycontin per rendere più difficile lo sviluppo della dipendenza dal farmaco.
Negli Stati Uniti la dipendenza da ossicodone è una vera e propria piaga che non accenna a placarsi. Anzi, si è esacerbato durante la pandemia.
Attualmente una persona muore per overdose circa ogni cinque minuti. Tra aprile 2020 e aprile 2021, per la prima volta sono stati registrati più di 100.000 decessi in un anno. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il numero è aumentato di oltre il 28%.
Circa tre decessi su quattro negli Stati Uniti sono morti per overdose di oppiacei. Secondo la definizione del CDC, questo include oppiacei naturali come l’eroina, ma anche sostanze sintetiche come l’ossicodone.
Negli anni ’90, la società Purdue Pharma lanciò sul mercato il suo antidolorifico contenente ossicodone Oxycontin, riportando dolosamente un dato errato, ovvero la percentuale di dipendenza di Oxycontin come meno dell’1%.
I pazienti, invece, sono diventati dipendenti in massa. Soprattutto perché negli USA l’Oxycontin viene prescritto erroneamente anche per il dolore lieve e moderato.
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In Italia come funziona la prescrivibilità dell’Ossicodone?
Sì, l’ossicodone è disponibile, in Italia, in associazione con paracetamolo (Depalgos, 5-10-20 mg + 325 mg di Paracetamolo) e naloxone (Targin, 5-10-20-40 mg + 1:2 in rapporto di naloxone).
In Italia viene commercializzato anche l’Oxycontin, dall’azienda Mundipharma ed è indicato per il trattamento del dolore severo.
Viene prescritto dal medico di medicina generale, solo in casi di dolore da moderato a grave, derivante soprattutto da patologie neoplastiche.
Secondo un articolo su Focus.it, negli Stati Uniti gli oppioidi vengono prescritti dall’81% delle prescrizioni globali, mettendo in luce l’entità dell’epidemia legata a queste sostanze.
In Italia e nel Nord Europa, per fortuna, questo curva non è mai salita. I medici prescrivono questo principio attivo solo in casi estremamente gravi, come terapia del dolore e palliativa per malati gravi.
Nonostante ciò, le autorità italiane mantengono una grande attenzione su questa tematica. Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, ha sottolineato che la situazione è sotto stretta osservazione.