Quando si può continuare a lavorare con la pensione e quali sono i limiti del cumulo del trattamento previdenziale dell’Inps con i redditi da lavoro? Nel momento in cui si va in pensione sono tanti i contribuenti che potrebbero continuare a lavorare, ma si va incontro a possibili tagli sull’assegno mensile che viene erogato. La procedura, proprio negli ultimi anni, è stata oggetto di varie modifiche normative, soprattutto con l’entrata in vigore delle pensioni a quota 100 e delle successive quota 102 e quota 103.

Negli anni, gli interventi legislativi erano indirizzati, in un primo momento, soprattutto a salvaguardare il trattamento della pensione con i redditi da lavoro. Successivamente, e dopo la legge 388 del 2000, le norme hanno fissato limiti e vincoli per le pensioni maturate con oltre 40 anni di contributi versati. L’obiettivo della legge era quella di scoraggiare l’uscita dal lavoro con la pensione di anzianità contributiva.

Continuare a lavorare con la pensione: quando si può e limiti

Stabilire quando si possa continuare a lavorare anche se si percepisce la pensione comporta l’analisi del tipo di trattamento con il quale si è usciti dal lavoro e le altre regole fissate dalle normativa. In linea di massima, chi appartiene al sistema contributivo (ovvero ha iniziato a lavorare e a versare dopo il 31 dicembre 1995) può continuare a lavorare dopo la pensione. Vincoli più specifici sono riservati a chi esce con una delle quote (lavoratori del retributivo e, adesso, con il sistema misto per quota 100, quota 102 e quota 103) o con l’Ape sociale, oppure per gli ex dipendenti della Pubblica amministrazione che tornano in servizio.

In ogni modo, chi è nel più recente sistema previdenziale, il contributivo, deve prestare attenzione ad alcuni paletti per continuare a lavorare dopo la pensione. Innanzitutto, è necessario aver compiuto l’età di 65 anni (se uomo), o di 60 (se donna); inoltre, l’Inps richiede almeno 40 anni di contributi già versati; alternativamente, il requisito richiesto deve essere di almeno 35 anni di contributi versati all’età di almeno 61 anni.

Divieto di cumulo non solo per pensioni quota 100, quota 102 e quota 103

La fissazione di requisiti per lavorare mentre si percepisce la pensione determina che, nella maggior parte dei casi, si presenti una situazione di cumulabilità totale dei due redditi. Tuttavia, il divieto di cumulo sussiste per alcune pensioni o per alcune categorie di lavoratori. Ad esempio, ai pensionati ex dipendenti del pubblico impiego, per riprendere a lavorare presso la Pubblica amministrazione, non è consentito il cumulo con la pensione. Tale divieto sussiste anche per i titolari di pensioni ai superstiti e per chi percepisca un assegno di invalidità. Chi, quindi, è interessato a lavorare dovrà rinunciare a una parte del trattamento di pensione.

Infine, i pensionati da quota 100, quota 102 e quota 103 subiscono il divieto di cumulo dei lavori e non possono svolgere un’attività lavorativa alle dipendenze o autonoma. L’unica eccezione è rappresentata da un’attività occasionale nel limite di guadagno di 5mila euro all’anno lordi.