Dopo il doppio suicidio avvenuto pochi giorni fa nel carcere di Torino, un nuovo fatto di cronaca intorpidisce l’immagine dei penitenziari italiani: a Sanremo, un detenuto è finito in coma mentre si trovava nella sua cella. L’uomo, il 51enne Corneliu Maxim, presenta evidenti segni di colluttazione sul capo, con una frattura alla testa che lo ha posto in serio pericolo di vita.
I medici dell’ospedale di Santa Corona di Pietra Ligure, che hanno preso in cura il carcerato, hanno eseguito un delicatissimo intervento nel tentativo di salvarlo: la vita di Maxim è tutt’ora appesa ad un filo.
Sanremo, un detenuto finisce misteriosamente in coma. La moglie vuole la verità: “Cosa è accaduto in carcere?”
Molta la rabbia della moglie di Corneliu Maxim, il 51enne entrato in carcere per furto e uscitoci con la testa fratturata e in coma. «Voglio sapere perché mio marito è in fin di vita, voglio capire cosa è accaduto in carcere»: questo l’appello accorato della donna, che si è già rivolta ad un avvocato, Andrea Rovere, per arrivare il più presto possibile a capo di questo giallo.
La donna ha anche provveduto a scattare alcune foto del marito disteso sul letto dell’ospedale, al fine di documentare la situazione in tutta la sua gravità. Infine, un esposto è già stato depositato presso la cancelleria della Procura di Imperia. Davanti a questo ennesimo, misterioso giallo nelle carceri, il garante regionale dei detenuti, Doriano Saracino, ha commentato con cautela:
Ho letto l’esposto e ci stiamo documentando, naturalmente attendiamo l’esito degli accertamenti della procura prima di trarre delle conclusioni.
In Italia c’è un’emergenza carceri: 44 morti solo nel 2023. Nordio: “Ogni morte è una sconfitta personale, ma non ho la bacchetta magica”
La situazione nelle carceri italiane mette in difficoltà il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. A partire dal primo gennaio 2023, ben 44 detenuti hanno perso la vita nelle proprie celle. Si tratta di «una sconfitta personale» ad ogni decesso, aveva commentato il Guardiasigilli davanti ai numeri dell’emergenza, ma al contempo non si era voluto addossare alcuna responsabilità: «Non ho la bacchetta magica», aveva affermato, ammettendo di fatto di non avere in tasca una soluzione per questo ingente problema.
Uno degli elementi che certamente pesano di più sulle condizioni di vita dei detenuti nelle nostre carceri è il sovraffollamento, attraverso cui spazi già angusti diventano invivibili, costringendo i prigionieri ad una routine disumana. Per questo motivo, Nordio aveva pallidamente ipotizzato di utilizzare le caserme abbandonate e attuare detenzioni differenziate per limitare il sovraffollamento e consentire un maggior controllo dei detenuti.
Questo l’intervento completo di Nordio.
Il mio primo pensiero va alla memoria di chi ha compiuto la drammatica scelta di togliersi la vita. È una consuetudine non solo nazionale ma mondiale, una tragedia che dobbiamo fare di tutto per ridurre se non eliminarla. Ogni suicido è una sconfitta per lo Stato, per la giustizia e mia personale. Se riuscissimo a ristrutturare entro tempi ragionevoli edifici dismessi, magari delle caserme, ci sarebbe l’assunzione di nuovo personale, che non sarebbe sottratto alle strutture già esistenti