Quando non si pagano le cartelle esattoriali? Cosa succede se non pago l’ex Equitalia e sono nullatenente? Nell’ultimo periodo, a causa della chiusura dei termini per aderire alla Rottamazione quater e allo Stralcio dei debiti esattoriali, molti lettori hanno richiesto ulteriori dettagli su come e quando è possibile non pagare più le cartelle esattoriali.
D’altronde, non tutte le cartelle esattoriali devono essere necessariamente pagate. Esistono casi in cui la cartella di pagamento è nulla, mentre in altri è possibile che sia prescritta. I difetti nella notifica sono al centro del dibattito riguardante la nullità o la prescrizione degli atti che sollevano il contribuente dall’obbligo di regolarizzare le somme iscritte a ruolo dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Vediamo come funzionano.
Cartelle esattoriali non si pagano
La cartella esattoriale è un atto di pagamento, un documento che l’Agenzia delle Entrate – Riscossione invia ai contribuenti con l’obiettivo di recuperare i crediti vantati dagli enti impositori, come ad esempio l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, i Comuni e molti altri.
La cartella esattoriale contiene diversi dati, tra cui le somme dovute all’ente creditore, l’invito a procedere al pagamento entro i termini definiti dalla data di notifica, e le informazioni sulle modalità di pagamento (dove e come effettuarlo). All’interno della cartella di pagamento sono anche fornite istruzioni per richiedere la rateizzazione, la sospensione o per proporre ricorso.
Quando la cartella esattoriale è nulla?
Esistono diversi casi che possono portare alla nullità dell’atto, i quali vanno dalla formazione del ruolo fino al difetto di notifica. In particolare, la formazione del ruolo rappresenta uno degli atti più significativi. In esso vengono riportati l’introduzione dell’argomento e l’assenza dei dati richiesti dalla normativa, come ad esempio l’importo delle somme dovute, gli estremi identificativi del debitore, la motivazione, la notifica e molto altro ancora. Questi fattori, se mancanti o non conformi, possono portare alla nullità della cartella esattoriale.
Cartella esattoriale difetto di notifica e di motivazione: le differenze
Per legge, la cartella di pagamento deve contenere una motivazione, come regolamentato dagli articoli 3 della legge 241 del 1990 e dall’articolo 7 della legge 212 del 2000. Queste norme fanno parte dello Statuto del contribuente.
La Corte di Cassazione, nell’ordinanza n° 31270/18, ha spiegato che l’importanza della motivazione nella cartella esattoriale deve rispettare pienamente i requisiti di legge: deve essere congrua, intellegibile e sufficiente.
In pratica, c’è l’obbligo di fornire una motivazione adeguata; se la cartella esattoriale manca di motivazione, l’atto può essere impugnato legalmente.
La notifica della cartella esattoriale nei tempi e nei modi previsti dalla legge rappresenta un altro aspetto di grande importanza. Ad esempio, se la notifica della cartella di pagamento avviene in ritardo, il contribuente ha il diritto di presentare un ricorso, in conformità all’articolo 25, comma 1, del Dpr 602 del 1973.
La notifica della cartella esattoriale può avvenire attraverso diverse modalità, tra cui l’utilizzo della PEC (Posta Elettronica Certificata) con firma digitale del contribuente a cui è diretto l’atto. Tuttavia, è fondamentale che la firma digitale non sia scaduta, sospesa o revocata. Se una di queste situazioni si verifica, la cartella esattoriale risulta essere nulla. Quando viene contestata, spetta all’Esattore dimostrare la regolarità della notifica.
La nullità della notifica può emergere in diverse circostanze, ad esempio quando la cartella esattoriale è notificata a una persona diversa dal destinatario, quando contiene diciture incomplete, quando un atto di pagamento è notificato a un contribuente deceduto, quando è notificata a un minore o a un incapace, oltre a numerose altre situazioni. È importante sottolineare che la notifica della cartella esattoriale presentata presso la residenza di un familiare non convivente è considerata nulla.
Quando non si pagano le cartelle esattoriali?
Anche le cartelle esattoriali sono soggette a tempi di prescrizione, ovvero a un periodo durante il quale l’assenza di richiesta di pagamento da parte dell’Esattore porta all’abbandono del credito e, di conseguenza, esonera il contribuente dal pagamento. In generale, le cartelle esattoriali che includono voci come IRPEF, IVA, IRAP e canone Rai si prescrivono dopo un periodo di almeno 10 anni e 60 giorni.
Per le multe e altre sanzioni amministrative i termini di prescrizioni passano a 5 anni.
Quando cadono in prescrizione i debiti con l’Agenzia delle Entrate?
È necessario considerare anche altre opinioni. Diversi esperti ritengono che l’IRPEF cada in prescrizione dopo 5 anni. Questa interpretazione è dedotta dalle disposizioni normative contenute nell’articolo 2948 del Codice Civile, il quale stabilisce che i debiti pagabili cadono in prescrizione con una cadenza quinquennale.
Cosa succede se non pago l’ex Equitalia e sono nullatenente?
L’Agenzia delle Entrate – Riscossione può intraprendere un procedimento di esecuzione forzata nei confronti di un nullatenente. Queste misure sono definite “diligenze esecutive” e sono utilizzate per recuperare il credito. In altre parole, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione acquisisce informazioni sulla situazione finanziaria del nullatenente attraverso il ricorso a banche dati e registri pubblici. Maggiori dettagli, sono presenti in un ultimo aggiornamento disponibile qui.