Pensioni, quale conviene di più tra isopensione e contratto di espansione ai fini dell’uscita anticipata e del miglior trattamento previdenziale futuro? La possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro è riservata ai lavoratori che si trovino a 60 mesi dalla pensione di anzianità contributiva (pensione anticipata dei requisiti Fornero), oltre alla formula di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia.

Nel primo caso, si possono anticipare i contributi occorrenti per l’uscita con 42 anni e 10 mesi di versamenti (per gli uomini) e con 41 anni e 10 mesi (per le donne). Agganciando il contratto di espansione o l’isopensione, si può andare in pensione alla maturazione dei 37 anni e 10 mesi di contributi (uomini) o a 36 anni e 10 mesi di contributi (donne).

Rispetto all’obiettivo della pensione di vecchiaia, a 62 anni di può anticipare la pensione di vecchiaia senza dover attendere i 67 anni previsti dalla riforma Fornero. A queste condizioni, lo scivolo previdenziale può avvenire sia per mezzo dell’isopensione, previsto già dalla legge Fornero all’articolo 4, che dal contratto di espansione, di cui al decreto legislativo 148 del 2015, al comma 5 bis dell’articolo 41.

Pensioni di anzianità contributiva, quale conviene di più tra isopensione e contratto di espansione?

Per effetto dei due scivoli pensionistici, spetta alle imprese arrivare a un accordo di accompagnamento alla pensione con i propri dipendenti, firmando una delle due tipologie di esodo con i sindacati. Tuttavia, dal punto di vista del lavoratore, quale delle due proposte (isopensione o contratto di espansione), può risultare la più conveniente?

Chi si trovi a non più di 60 mesi di distanza dalla maturazione dei requisiti per la pensione di anzianità contributiva (pensione anticipata maturabile con 42 anni e 10 mesi di contributi), potrebbe ricevere la proposta della propria azienda di anticipare l’uscita dal lavoro di cinque anni grazie al contratto di espansione o all’isopensione.

Pensioni anzianità contributiva, come anticipare l’uscita?

In tal caso, il lavoratore si trova nella possibilità di accettare o meno la proposta, valutando gli aspetti sia positivi che negativi. Ma tra le due misure di pensionamento anticipato, quale risulta essere la più conveniente? Ci si riferisce, ad esempio, all’indennità percepita nel periodo di prepensionamento (dall’uscita fino alla maturazione dei requisiti “pieni” della riforma Fornero) e ai contributi accreditati sulla posizione previdenziale.

L’obiettivo di anticipare i requisiti della pensione di anzianità ordinaria, non comporta differenze se raggiunto con l’isopensione o con il contratto di espansione. Infatti, la scelta di uno dei due canali risulta essere indifferente, sia per quanto riguarda l’assegno mensile che è calcolato come trattamento maturato al momento in cui si esca dal lavoro. Pertanto, a parità di anticipo fino a cinque anni della data del pensionamento, entrambi i canali risultano equivalenti, senza che prevalga una modalità di uscita rispetto all’altra.

Contributi e futura pensione a confronto, quale conviene?

Sia con l’isopensione che con il contratto di espansione, inoltre, l’azienda o il datore di lavoro che sono arrivati a un accordo con i sindacati, dovranno riconoscere la contribuzione “piena” fino al momento in cui il lavoratore non maturi il diritto alla pensione. Tale contribuzione esula solo i periodi di finestra pensionistica di tre mesi, previsti per la pensione anticipata dei soli contributi. Il calcolo della contribuzione avviene sulla media della retribuzione degli ultimi quattro anni prima dello scivolo pensionistico.

Sul canale del contratto di espansione, vi è un incentivo da parte dello stato che abbatte i costi del datore di lavoro applicando uno sconto pari al valore dell’indennità di disoccupazione Naspi maturata fino a un massimo di 3 anni. Tale sconto, tuttavia, non comporta variazioni sui contributi o sul trattamento mensile che rimane equivalente sia nel caso dell’isopensione che del contratto di espansione.