Anche i sondaggi politici s’infilano nel dibattito politico dell’estate, quello sul salario minimo. In particolare, un sondaggio Euromedia ha intercettato l’opinione della gente su questa misura e dai risultati si evince una conferma del pensiero che gli italiani hanno del proprio lavoro e in particolare di come viene retribuito. Il recente sondaggio Euromedia ha infatti rivelato che una larga fetta della popolazione italiana è preoccupata per la remunerazione percepita per il proprio lavoro. Infatti, una notevole percentuale, che supera il 70%, esprime il desiderio di introdurre un salario minimo garantito, posizionando l’asticella della cifra ideale a 1.400 euro mensili.
Sondaggio Euromedia sul salario minimo: il lavoro in Italia tra percezione e realtà
Gli studi condotti da Euromedia Research hanno messo in luce come una sostanziale parte degli intervistati, precisamente il 37,3%, ritenga che in Italia la retribuzione lavorativa non sia adeguata ai propri sforzi. Ciò rende la questione salariale centrale nel dibattito socio-economico nazionale, tanto da superare altre preoccupazioni emergenti come quelle legate all’attuale panorama sanitario e alla costante crescita dei prezzi dell’energia.
Crescono le preoccupazioni su bollette e salute
Interessante notare come, al termine dell’ultimo anno, le principali preoccupazioni degli italiani non riguardassero direttamente il lavoro, ma bensì la capacità di far fronte alle spese domestiche. Il 36,3% degli intervistati teme infatti di non riuscire a coprire i costi delle bollette, seguito da un 27,3% preoccupato per la propria salute. Solo in terza posizione, con un 21,8%, troviamo il lavoro.
Sondaggio Euromedia salario minimo: il lavoro sottopagato preoccupa
Dal medesimo studio emerge un dato preoccupante: quasi la metà dei giovani tra i 18 e i 24 anni ritiene che il lavoro nel Bel Paese sia sottopagato. Questa percezione risulta essere particolarmente diffusa tra la giovane popolazione, sottolineando la necessità di una rivoluzione nel sistema retributivo italiano.
La direttrice di Euromedia Research, Alessandra Ghisleri, sottolinea come al di là delle classifiche, il lavoro resta per ogni individuo “la possibilità di poter avere una vita dignitosa se non si hanno altre fonti di sostegno” e proprio questo viene meno quando si guarda alla voce retribuzioni.
Questa percezione, che si avvicina di fatto alla realtà considerando la situazione negli altri Paesi, e soprattutto il rapporto tra costo della vita (in aumento) e retribuzione lavorativa (sempre stabile, se non inferiore), è anche tra gli elementi chiave che pongono le basi per rifiutare certi tipi di lavori, spesso sottopagati o caratterizzati da mancato rispetto della persona.
Sondaggio Euromedia sul salario minimo: una proposta divisiva
Quando si parla di salario minimo garantito, la cifra di 1.400 euro divide gli intervistati. Mentre il 46,4% approverebbe tale importo senza condizioni, un altro 29,3% ritiene che dovrebbe essere accompagnato da incentivi per le aziende. La distinzione tra salario lordo e netto rappresenta inoltre un altro punto di dibattito cruciale.
Il Reddito di Cittadinanza e la sua percezione
Oltre alla questione del salario minimo, il sondaggio di Euromedia Research ha sollevato il tema del Reddito di Cittadinanza. Circa il 40% degli intervistati vede positivamente questa misura introdotta dal M5s, seppur criticando la sua gestione. Sorprendentemente, il 60% degli elettori del Pd concorda con questa visione. In contrasto, un quarto degli intervistati lo percepisce come un disincentivo al lavoro.
Sondaggi politici: tutto stabile, come a settembre 2022
Molti istituti di rilevazione si sono presi una pausa estiva. Tuttavia, può essere utile anche un momento di riflessione, per capire quali sono stati i trend degli ultimi mesi e i punti chiave da tenere d’occhio, in attesa della ripresa.
Quel che è certo è che la situazione politica è molto simile a quella delle elezioni di settembre 2022: Lorenzo Pregliasco di YouTrend ha rivelato che dal 25 settembre a oggi si nota un calo di Forza Italia e del Terzo Polo, ormai diviso, ma il quadro è generalmente cristallizzato, poiché per l’opinione pubblica non è successo granché di rilevante tanto da poter cambiare l’intenzione di voto. Sotto questo aspetto, il centrodestra è ancora al sicuro, consolidando la propria posizione.
Un altro dato preoccupante e a nostro avviso parecchio sottovalutato, è la percentuale di chi non si esprime o degli indecisi, che spesso si converte nella percentuale di astensionismo: quasi tutti i sondaggi la danno al 40% (alle ultime elezioni l’astensionismo ha raggiunto un tasso del 36,1%.