Il 14 agosto di 5 anni fa avveniva un fatto destinato a lasciare una cicatrice indelebile nel cuore di Genova: il crollo del ponte Morandi, per cui ora i parenti dei morti chiedono una legge apposita per tutelare le vittime dell’incuria. La storica struttura si accartocciò su se stessa e, rovinando al suolo, si portò via la vita di 43 persone. Oggi, il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, il sindaco di Genova, Marco Bucci, il governatore della Liguria, Giovanni Toti e la presidente del comitato parenti delle vittime Egle Possetti si sono ritrovati presso la Radura della memoria di via Fillak per ricordare il tragico crollo.
Sono passasti cinque anni in cui ci siamo ritrovati in un tempo sospeso, abbiamo dovuto sentire in quell’aula di tribunale la realtà prendere forma. Siamo, nostro malgrado, testimoni di un sistema che ha minato i nostri principi costituzionali. Abbiamo sentito in aula troppi non so e non ricordo. È emersa tanta approssimazione e incompetenza.
Questa l’accusa amara che Egle Possetti rivolge alle istituzioni, mentre commemora il ricordo di quelle 43 vite spezzate. La presidente del comitato parenti delle vittime lancia, a conclusione del suo intervento, una finale stoccata alle autorità, a cui si chiede di proseguire nel garantire giustizia e risarcimento a chi ha subito una perdita a causa dell’incuria delle strutture statali:
Poi ci sono coloro che hanno beneficiato di utili immensi e ora stanno diversificando i loro interessi e pulendo la loro immagine. I nostri cari devono avere la legge sulle vittime dell’incuria e il memoriale che sorgerà qui e che stiamo seguendo.
Ponte Morandi, Giorgia Meloni: “Rinnoviamo le scuse dello Stato per 43 vite spezzate”
Al ricordo del disastro del ponte Morandi hanno partecipato anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e la Premier Giorgia Meloni, che ha rivolto ai parenti delle vittime parole di cordoglio e di scuse:
Nel quinto anniversario del crollo del Ponte Morandi si rinnova il dolore per le quarantatré vite spezzate in una tragedia che ha colpito al cuore Genova, la Liguria e l’Italia intera. Tante le domande poste da quella tragedia che sono ancora rimaste senza risposta. La rabbia, il dolore, la sete di giustizia dei familiari delle vittime sono sentimenti sacrosanti e che meritano tutto il nostro rispetto. A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un caro – tutto – rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustizia. Le quarantatré vittime, la sofferenza dei loro cari e i disagi degli sfollati rimarranno per sempre impressi nella nostra memoria. Così come non dimenticheremo mai l’eroismo dei soccorritori e l’impegno senza sosta dei tantissimi che, in quelle ore e in quei giorni drammatici, diedero testimonianza di quanto gli italiani sappiano donarsi al prossimo.
Dopo le parole di Meloni, è stato il turno di Carlo Nordio, che ha ricordato l’impegno che la Giustizia deve porre nel cercare e trovare la verità dietro a quel drammatico 14 agosto 2018:
Tutta l’Italia attende di avere, dai processi in corso, risposte sulle responsabilità di quella sciagura. Il Ministero della Giustizia continuerà ad assicurare ogni supporto agli uffici giudiziari genovesi.
Crollo ponte Morandi, gli esiti dei processi
Il processo contro i responsabili del tremendo incidente, evitabile con la giusta manutenzione alla struttura, è cominciato nel 2020 con 59 imputati, tra dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea, Società progettazioni edili autostradali. La prima sentenza è attesa non prima del lontano 2024 e già circolano voci sulla possibilità che questo termine sia ulteriormente rimandato. Per il Procuratore capo di Genova, Francesco Pinto, sarà difficile che questo processo rispetti i parametri costituzionali della ragionevole durata.
Oltre alla lentezza con cui sta proseguendo il processo, a far discutere i parenti delle vittime c’è anche il patteggiamento di Autostrade per l’Italia e Spea, che con il pagamento di 30 milioni di euro hanno evitato sanzioni interdittive, che avrebbero impedito di svolgere le loro attività, nonché la scandalosa testimonianza di Gianni Mion, uno dei dirigenti della società che gestiva il ponte, secondo cui i dubbi sulla stabilità della struttura sussistevano già da diversi anni, deliberatamente ignorati dalla compagnia.