Il sacrificio delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi “non ha insegnato nulla”. Il durissimo atto d’accusa è di Egle Possetti, la portavoce del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi. Parole che scuotono e contribuiscono a rendere il quinto anniversario del crollo del viadotto sul Polcevera non un semplice momento di raccoglimento che tale, del resto, non sarà mai, considerando la sete di giustizia dei famigliari delle vittime. Mentre Egle Possetti denuncia che dai “rappresentanti del popolo regolarmente eletti ci aspettavamo qualcosa di più”.
Commemorazione delle vittime del crollo del Ponte Morandi, la portavoce del Comitato attacca: “Lo Stato è sceso a patti col sistema”
Abbiamo imparato che lo Stato non ha fatto i suoi interessi in questa vicenda – è un passo del suo discorso – Ha scritto una concessione inaccettabile, ha acquisito senza fiatare e quasi genuflesso i controlli eseguiti da chi avrebbe dovuto essere il controllato. Si tratta di un sistema con cui è sceso a patti. La chiusura amministrativa di questa vicenda resta e resterà per sempre una pugnalata gravissima, che non potremo mai dimenticare, come parenti delle vittime e come cittadini.
Alla Radura della Memoria va in scena la cerimonia di commemorazione. Su un maxischermo passano le immagini delle vittime: foto, nome, età, storie spente per sempre in un giorno assurdo. Sul Polcevera volano 43 rose bianche, mentre alle 11.36, l’ora esatta in cui il 14 agosto 2018 quel ponte fatiscente si sbriciolò, si osserva un minuto di raccoglimento. Lo chiuderanno le sirene delle ambulanze.
Dobbiamo continuare a investire nella manutenzione – recita il messaggio del presidente del Senato, Ignazio La Russa, letto nel corso della cerimonia – Investire nel rinnovamento e nella sicurezza delle nostre infrastrutture; a essere vigili e ad agire tempestivamente.
Salvini: “Le vittime del crollo come le vittime del terrorismo. Ora bisogna punire i responsabili e si dovrà passare anche per una riforma della giustizia”
Presente il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nonché vicepremier, Matteo Salvini:
Quello che c’è sopra le nostre teste (il Ponte San Giorgio costruito al posto del vecchio viadotto, ndr) è un esempio di rinascita e di una comunità che ha mostrato unità ed efficienza eccezionali. Conto però di tornare l’anno prossimo con il disegno di legge che riconosce i cittadini vittime, non di un evento alluvionale né di una calamità, ma dell’incuria di chi non ha mantenuto gli accordi. Si parla tanto di extraprofitti in questi giorni. Qui ci sono stati miliardi di profitti che alcuni avrebbero potuto reinvestire in manutenzione, ma così non è stato. Non voglio anticipare sentenze, ma tutto questo mi sembra evidente. Voglio che quella legge equipari le vittime del crollo a quelle del terrorismo.
La sentenza del processo principale arriverà nel 2024 ed è per questo – dice ancora Salvini a margine – “che serve una riforma della giustizia. Non si può aspettare tutto questo tempo per una sentenza di primo grado”. Comunque sia, “la giustizia non deve essere sete di vendetta”, ammonisce successivamanete il governatore della Liguria, Giovanni Toti:
È la verità che è dovuta alle vittime. Per noi autorità il compito è fare in modo che non accada più un evento di questo tipo. Come ha detto il Presidente Mattarella, non significa solo manutenere le opere che ci sono, ma fare bene quelle che servono.
Genova, però, nel frattempo ha subito una grande sconfitta. Il sindaco del capoluogo ligure, Marco Bucci, denuncia:
Fu una grande ingiustizia e questa città sente il dovere di fare in modo che queste cose non succedano più. Lo schiaffo che ha subito Genova ha comportato una reazione fatta bene con il cervello, la tecnologia, il cuore e il pensiero alle prossime generazioni. Ringrazio il comitato dei parenti perché ci offre tanti suggerimenti anche su quest’area. Genova ha tanti investimenti da trasformare in progetti e dimostreremo con le opere com’è che si deve lavorare per il futuro.
Possetti denuncia: “Sembra che quanto avvenuto non riguardi l’opinione pubblica”. E attacca magistratura e politica
Ma la chiusura di Possetti è un pugno in pieno stomaco a chi crede che la verità sia dietro l’angolo:
La percezione è che quanto stia avvenendo sotto i nostri occhi, nell’aula di tribunale di questo maxi processo, non riesca a incidere sulla società. La verità che sta emergendo, forte e inaccettabile per la sua crudezza, non influenza purtroppo in modo significativo la pubblica opinione, troppo distaccata dalla realtà, troppo presa nei suoi pensieri personali. Il sistema è ancora dannatamente fragile. La stessa magistratura si è espressa in maniera preoccupante, perché non è possibile che strutture fatiscenti siano considerate “correttamente manutenute“. Abbiamo appreso che interessi economici di alcune parti sono sempre al centro di tutto, che lo Stato non ha fatto i suoi interessi in quanto è successo.
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