L’Argentina è stata scossa da uno spettacolare ribaltamento politico nelle recenti elezioni primarie presidenziali, con il candidato ultra–liberista della coalizione La Libertad Avanza (Lla), Javier Milei, emergere come sorpresa vincente. I primi dati ufficiali, con il 62,72% dei seggi scrutinati, indicano che Milei è stato in assoluto il candidato più votato con il 32,43% delle preferenze. Il suo programma elettorale, arricchito di ricette neoliberiste, ha catturato l’attenzione di un elettorato stanco delle promesse politiche.
Javier Milei, il “Leo Messi della politica”, è primo nelle preferenze di voti nelle presidenziali dell’Argentina
Le sue dichiarazioni audaci e taglienti riflettono la sua visione di cambiamento radicale. “Metteremo fine a tutta la casta politica ladrona e inutile“, ha dichiarato Milei, promettendo di “battere la casta al primo turno“. Il suo trionfo è stato accolto da un crescente numero di sostenitori, molti dei quali vedono in lui il potenziale “Jair Bolsonaro argentino“. I seguaci lo comparano a un “Leo Messi” della politica internazionale in virtù del suo stile politico roboante.
La piattaforma di Milei propone una serie di riforme audaci, tra cui la ‘dollarizzazione‘ della valuta, la privatizzazione dei servizi pubblici (inclusi sanità e istruzione) e persino l’eliminazione della Banca Centrale. Le sue promesse riflettono un’approccio deciso al cambiamento, mirando a ridurre il ruolo dello Stato nell’economia e a favorire gli investimenti privati.
Tuttavia, ci sono anche voci critiche riguardo alle sue proposte. La sua idea di eliminare ministeri chiave come Istruzione, Salute e Sviluppo Sociale suscita preoccupazioni riguardo all’accesso ai servizi essenziali per i cittadini. Inoltre, la sua proposta di “riprendere il vero potere” nelle mani delle Forze di sicurezza al fine di affrontare il deterioramento della sicurezza nel paese solleva interrogativi sulla possibilità di un approccio più repressivo.
Milei ha anche affrontato critiche per il suo piano di “apartitismo” nella riforma giudiziaria, che mira a ridurre l’influenza politica sulla giustizia. Alcuni esperti sollevano dubbi sulla fattibilità di tali proposte e sui potenziali rischi che possono comportare per la democrazia e lo stato di diritto.
Molti identificano Milei come un populista: certamente il candidato sfrutta il malcontento dovuto a decenni di recessione che l’Argentina ha subito sotto l’influenza peronista. Se le sue riforme possano realmente aiutare l’economia argentina a risollevarsi, o se siano invece troppo traumatiche, lo dirà solo il tempo.