Dalla scomparsa di Kata a Firenze sono passati più di due mesi: dalla sparizione all’arresto dello zio materno della bambina, ecco cosa sappiamo.

Cosa sappiamo della scomparsa di Kata a Firenze: dalla sparizione della bambina all’arresto dello zio

Sono da poco passate le tre del pomeriggio del 10 giugno quando, dopo essere rincasata dal lavoro, Katherine Alvarez denuncia ai carabinieri di Firenze la scomparsa di sua figlia. Si chiama Kata, ha cinque anni ed è stata avvistata per l’ultima volta mentre giocava nel cortile dell’ex hotel Astor, l’edificio occupato di via Maragliano in cui viveva insieme alla famiglia di origini peruviane.

Le indagini partono serrate. Il papà, recluso per furto e reati contro il patrimonio, prova a togliersi la vita, ma poi viene scarcerato. Insieme alla moglie inizia a lanciare degli appelli a coloro che avrebbero potuto assistere all’allontamento della piccola. Fin da subito, infatti, è chiara una cosa: la cinquenne all’interno dello stabile non c’è. E non c’è nemmeno il suo corpo.

L’ipotesi più accreditata, tra quelle passate al vaglio in oltre due mesi di ricerche, è quella del rapimento: evitando le videocamere di sorveglianza installate nei pressi dell’edificio, qualcuno, nell’arco di tempo compreso tra il suo ultimo avvistamento e il rientro della madre, avrebbe portato via la bambina. Dove non è ancora chiaro.

Sul perché, invece, sono state avanzate diverse ipotesi. Il gip Angelo Pezzuti, che sta seguendo il caso, è convinto che il sequestro sia stato orchestrato a mo’ di vendetta o ritorsione nei confronti della famiglia della bambina. Probabilmente nell’ambito della gestione (abusiva) degli affitti delle stanze dell’ex hotel; gestione che, negli scorsi giorni, ha portato all’arresto di quattro persone, tra cui lo zio materno di Kata, a cui la piccola era stata affidata proprio il giorno della sparizione.

Il ruolo dello zio e la speranza dei genitori

L’uomo, di nome Argenis Abel Alvarez Vazsquez, avrebbe partecipato a una violenta aggressione avvenuta appena due settimane prima della scomparsa di Kata, nel corso della quale un cittadino ecuadoregno si sarebbe gettato da una delle finestre al terzo piano dell’ex hotel, riportando gravi ferite. Secondo alcuni testimoni, la mattina della sparizione della bambina tre uomini si sarebbero recati nello stabile per cercarlo.

Lui nega ogni coinvolgimento, così come i genitori della bambina, a cui, sempre negli scorsi giorni, gli investigatori hanno sottratto i telefoni cellulari. Si cerca di capire se possano aver nascosto qualche informazioni utile sul rapimento agli inquirenti. In tv, intanto, continuano a chiedere ai sequestratori almeno un segnale che possa far capire loro che la bimba è viva. La loro speranza, infatti, è di poterla riabbracciare presto.

Lasciamo fare agli inquirenti, vedremo se riusciranno a far quadrare il cerchio […]. Intanto, a nostro parere qualcuno sa che cosa è accaduto. Si metta una mano sul cuore, pensi a cosa possano aver sofferto e stiano soffrendo questa donna e quest’uomo, i genitori di Kata, e la bambina stessa, e si faccia avanti,

aveva dichiarato, in un’intervista rilasciata in esclusiva a TAG24, uno dei legali che assiste i due, l’avvocato Filippo Zanasi. Nel lanciare il suo appello ai presunti testimoni del rapimento della bambina aveva indicato tre possibili sospettati – una donna romena, un uomo peruviano e un suo aiutante -, coloro che, in virtù del ruolo di controllo svolto nell’ex hotel, difficilmente, secondo lui, sarebbero estranei a questa storia: potrebbero aver visto o sentito qualcosa e ora, per paura di essere tirati in mezzo, si rifiuterebbero di parlare.

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