Sabato 12 agosto, una massiccia operazione congiunta dell’esercito e della polizia nazionale ha scosso il sistema carcerario dell’Ecuador: il blitz ha interessato la prigione numero 4 di Guayaquil, nonché altri istituti penitenziari in tutto il paese, portando alla confisca di armi e droga; inoltre, tre boss sono stati trasferiti in regime di carcere duro. Questo è il quinto raid dall’entrata in vigore dello stato di emergenza carcerario il 24 luglio scorso, ma questa volta riveste un significato particolare dopo l’omicidio di Fernando Villavicencio, candidato presidenziale e strenuo avversario della corruzione.
Le autorità hanno riferito che circa 3600 militari hanno partecipato all’operazione, che ha visto l’apertura forzata delle celle, il trascinamento dei detenuti fuori, e la loro immobilizzazione con fascette di plastica serracavi. Le ispezioni delle celle sono state condotte in modo minuzioso, anche attraverso l’uso di seghe circolari e fiamme ossidriche. Il risultato è stato il sequestro di sostanze stupefacenti, armi, munizioni, telefoni cellulari e apparecchiature elettroniche proibite.
Ancora una volta le gang dimostrano tutta la loro pericolosità anche da dietro le sbarre.
Ecuador, chi sono i tre boss trasferiti nella prigione di massima sicurezza
Tuttavia, la vera svolta è stata il trasferimento di tre detenuti altamente pericolosi nel carcere di massima sicurezza di La Roca. Si tratta di:
- Jose Adolfo Macías Villamar, soprannominato “Fito“;
- Tomas Daniel Piguave Candelario, alias “Gordo Candela” o “Candelario“;
- Freddy Gonzalo Mendoza Fernández, noto anche come “Gordo Mendoza“.
Questi tre individui sono stati a lungo considerati elementi chiave in grado di controllare interi settori del sistema carcerario. Ha affermato il presidente Guillermo Lasso:
Il trasferimento di questi detenuti è stato un passo cruciale per garantire la sicurezza dei cittadini e degli altri detenuti
Vale la pena ricordare che uno di questi detenuti, Villamar, è stato identificato come il leader del potente gruppo criminale Los Choneros. Questo cartello, noto per le sue attività legate al traffico di droga, è stato legato alla minaccia diretta all’indirizzo di Villavicencio, pochi giorni prima del suo assassinio. Villavicencio aveva denunciato apertamente le minacce e il coinvolgimento dei Los Choneros in attività illecite.
Inoltre, la mossa dei trasferimenti ha avuto un impatto anche sulla scena politica ecuadoriana. A seguito dell’assassinio di Villavicencio, il suo partito centrista ha annunciato che la candidata sostitutiva nelle elezioni presidenziali del 20 agosto sarà Andrea Gonzalez, una giovane attivista ambientalista che punta a mettere al centro della sua piattaforma politica la difesa dell’ambiente e la lotta alla corruzione.
L’assassinio di Villavicencio ha gettato luce sui problemi sottostanti delle gang criminali che hanno assunto il controllo delle carceri ecuadoriane, trasformandole in hub operativi per attività illegali come il narcotraffico. Le autorità stanno cercando di contrastare questa sfida con determinazione, ma resta da vedere quale sarà il destino del sistema carcerario ecuadoriano e dell’intera nazione in questo complesso quadro di criminalità e politica.
Le prigioni sudamericane si dimostrano ancora oggi terreno fertile per gang e malavita, dove i detenuti sono a volte più temuti dalle guardie come dimostra questo ennesimo episodio di insubordinazione in Ecuador.