Il confronto tra il governo e i leader di opposizione sul salario minimo, che per ora è semplicemente scontro, dovrà/potrà spostarsi al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) presieduto dall’ex ministro Renato Brunetta. E sarà/potrebbe essere la nuova puntata dopo il primo round dell’incontro di venerdì scorso.
Sul salario minimo, leader di opposizione in fermento dopo il tavolo di venerdì. La palla passa al Cnel?
In un’intervista a “La Repubblica“, la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, sull’eventuale incontro al Cnel dice:
Per ora nessuno ci ha invitati. Ma stanno solo prendendo tempo, perché non hanno né risposte alla nostra proposta di legge, né proposte loro da avanzare. Il Cnel è un’istituzione prestigiosa, ma non può essere la terza Camera né un governo ombra. Noi saremo sempre disponibili al confronto nel merito, ma non arretriamo di un centimetro sui pilastri della nostra proposta.
Ossia il rafforzamento dei contratti collettivi e la famosa soglia minima di 9 euro l’ora. Concetti su cui la stessa Schlein lancia una raccolta firme sui social.
Intanto il segretario di Azione, Carlo Calenda, che in una lettera al “Corriere della Sera” ha parlato di quello del tavolo di venerdì come di “un risultato importante da non sciupare”, aggiunge:
La proposta di lavorare insieme per 60 giorni cercando un’intesa con il supporto del Cnel, senza levare pregiudizialmente dal tavolo quanto fatto dalle opposizioni sul salario minimo, è ragionevole.
Visioni diverse sui 60 giorni proposti dalla premier Meloni
I 60 giorni sono accolti positivamente anche da Ettore Rosato di Italia Viva, che scrive:
Meloni ha chiesto 60 giorni per fare delle proposte, nell’altra legislatura sono passati 60 mesi senza fare una legge sul salario minimo. Io questi 60 giorni li considero ragionevoli. Ci vuole un mix di provvedimenti, a cominciare dall’abbassamento del costo del lavoro, dall’aiutare la competitività delle nostre aziende, dal coinvolgere fino in fondo nella contrattazione le parti sociali.
Altro punto di vista quello del segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, che in un’intervista a “Domani” di quei due mesi dice:
La premier Meloni ha chiesto sessanta giorni per recuperare uno svantaggio oggettivo. Il governo e la maggioranza sono in difficoltà, forse per la prima volta in modo serio dall’inizio della legislatura, e non per uno scivolone, ma per un’iniziativa unitaria delle opposizioni. È in difficoltà perché la proposta del salario minimo di tutte le opposizioni interviene su una delle emergenze del Paese, riguarda quasi 4 milioni di lavoratori poveri, ma anche sull’insieme del mondo del lavoro nell’unico Paese in Europa nel quale gli ultimi trent’anni gli stipendi sono andati indietro anziché crescere.
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