Pensioni e divieto di cumulo con i redditi derivanti da un impiego: ecco quando si può continuare a lavorare senza rischiare di dover restituire delle somme all’Inps e la sospensione stessa dell’assegno mensile. In linea generale, le pensioni della riforma Fornero non danno problemi da questo punto di vista. Cioè si può prendere la pensione e svolgere un’attività lavorativa senza incorrere in divieti di cumulo di redditi dell’Inps con redditi da lavoro. Pertanto, con le pensioni di vecchiaia e quelle di anzianità, oltre alle pensioni di invalidità, non si rischia di andare fuori dalle regole del cumulo dei redditi.
Particolarmente restrittive sono, invece, le regole su alcuni canali di uscita anticipata dal lavoro, come la quota 100 (e le successive quota 102 e quota 103). In questo caso, per tutto il periodo di anticipo pensionistico, si devono rispettare norme di divieto di cumulo per non perdere l’assegno di pensione, oltre al recupero delle somme da parte dell’Inps.
Pensioni, divieto di cumulo: quando si può lavorare senza dover restituire nulla all’Inps
Sono noti, quindi, i casi in cui i percettori di un trattamento di pensione possono perdere l’assegno per un’attività lavorativa svolta, con conseguente restituzione delle somme all’Istituto di previdenza e sospensione dell’assegno mensile. Il divieto di cumulo ha determinate regole che valgono soprattutto sui canali di pensione anticipata e per tutto il periodo di prepensionamento. Nel 2023, il divieto di cumulo non sussiste (quindi un pensionato può anche lavorare) per la pensione di vecchiaia (maturabile a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati), per la pensione anticipata (con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, requisito stabile fino al 2026) e per le pensioni di invalidità.
La cumulabilità di queste formule pensionistiche (in particolare di anzianità e di vecchiaia) è stata estesa già dal 2009. Anche i pensionati della Gestione separata Inps (principalmente partite Iva e lavoratori autonomi), godono della possibilità di cumulare redditi da pensione con redditi da lavoro.
Pensioni quando si può continuare a lavorare: i casi di quota 100, 102 e 103
Tuttavia, il divieto di cumulo scatta per specifici canali di uscita anticipata. Negli ultimi anni, soprattutto le quote, a partire da quota 100, hanno stabilito regole specifiche per disporre del divieto di lavorare. Oltre alla 100, per estensione anche la quota 102 e la quota 103 hanno adottato le stesse regole che erano state previste dal 2019 per la misura bandiera della Lega di Matteo Salvini. Pertanto, chi va in pensione con una delle quota (a partire dall’età di 60 anni, come era per quota 100), non può svolgere alcun lavoro alle dipendenze e da autonomo.
La regola generale si spiega con il divieto di qualsiasi lavoro che non sia di mera occasionalità, quale possa essere un impiego alle dipendenze continuativo o anche un lavoro svolto con partita Iva. L’unica eccezione fissata dall’Inps è quella di un lavoro meramente occasionale e autonomo, nei limiti di compensi e guadagni lordi per anno pari a 5.000 euro. Tale divieto vale per tutto il periodo di prepensionamento. Pertanto, nel caso della quota 100, tale divieto di cumulo sussiste dai 60 anni (o dall’anno di uscita dal lavoro) fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia (dei 67 anni). Raggiunta quest’ultima, il pensionato può tornare a lavorare.
Cosa rischia il pensionato che si mette a lavorare?
Il pensionato sottoposto al divieto di cumulo dei redditi da lavoro con quelli da pensione, in caso di occupazione, rischia la sospensione dell’assegno versato dall’Inps. In particolare, se il lavoro svolto non dovesse essere occasionale o i guadagni dovessero superare i 5.000 euro all’anno, si arriverebbe alla sospensione del pagamento della pensione da parte dell’Istituto di previdenza. Tale sospensione perdurerebbe nell’anno in cui il pensionato produca redditi da lavoro, con recupero delle rate annuali già pagate dall’Inps. Inoltre, chi percepisce una pensione deve dare comunicazione all’Istituto di previdenza immediatamente. L’incumulabilità è stata confermata dall’Inps anche per l’anno 2024.