Ancora un morto suicida tra i detenuti delle carceri italiane, un uomo 44 anni è stato trovato morto nel carcere di Rossano, nel Cosentino.

Detenuto trovato morto nel carcere di Rossano, ipotesi suicidio

L’uomo, originario di Lamezia Terme, secondo le prime notizie trasmesse dai media calabresi si sarebbe tolto la vita. Sulla vicenda la Procura di Castrovillari ha aperto un fascicolo e ha disposto il sequestro della salma.

Il 44enne era in carcere dallo scorso febbraio perché coinvolto nell’operazione “Svevia” contro il traffico di droga. I detenuti sucidi salgono a 47 dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane.

Contro il ministro Nordio i sindacati della polizia penitenziaria

La situazione carceraria ha preso le prime pagine dei giornalisti solo ora che sono accaduti questi casi eclatanti delle due donne morte suicide nello stesso giorno a Torino.

Lo stesso Leo Beneduci, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Osapp, non perde occasione per attaccare le parole del ministro della giustizia Nordio.

“Appare del tutto inutile affermare quanto sia apparsa lontana quest’oggi a Torino la visione del ministro della giustizia Nordio dalla realtà penitenziaria attuale e, di conseguenza,  quanto la linea del governo in termini di necessaria riorganizzazione del sistema  difetti del tutto da qualsiasi concreto punto di vista o ipotesi di intervento”

Sempre il segretario poi ritiene le proposte di utilizzo di ex caserme e altre idee del genere del tutto inapplicabili, dato lo scarso personale che già è un problema per il sistema carcerario italiano.

“Da ex magistrato, Nordio sembrerebbe guardare solo alle aule di giustizia perché quello che accade dopo il processo non risulterebbe  toccarlo né tantomeno il guardasigilli risulta tener conto che quello che accade dopo la condanna, ovvero l’andamento del carcere in Italia è quasi sempre propedeutico al verificarsi di nuovi reati e di ulteriori processi al pari di un serpente che non cessa mai di mordersi la coda e se l’attuale realtà penitenziaria è connotata da risse, aggressioni, tossicodipendenze e malattia mentale, oltre alla costante morsa delle criminalità organizzate, le conseguenze per la collettività non possono essere che quelle gravemente recenti”.

Per i rappresentanti della polizia penitenziaria il problema cronico delle carceri e il loro sovraffollamento non può essere affrontato emozionalmente e con proposte spot. Non si può più scappare dal problema della mancanza di personale e delle carceri inadeguate per il numero di detenuti.

“Assai vago ed ininfluente rispetto a possibili prospettive di futuro miglioramento o di una riforma ogni giorno più irrinunciabile – conclude il segretario dell’Osapp – è l’accenno alla polizia penitenziaria che, praticamente abbandonata a se stessa, continua a mandare avanti il baraccone penitenziario con il 20% di organico in meno e il 30% dei detenuti in più, nell’auspicio che non debbano essere ulteriori morti e feriti nelle carceri a risvegliare la politica dal trentennale torpore”