Quando è morto Padre Pio? Il frate oggi oggetto di venerazione da parte di tantissimi fedeli è morto dopo aver sofferto di alcune malattie respiratorie, il 23 Settembre 1968 a San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia. Proprio lì oggi sorge la sua Chiesa e risposano le sue spoglie.

Francesco Forgione, meglio conosciuto come Padre Pio è stato uno dei più importanti esponenti della Chiesa cattolica. Il frate era venerato e conosciuto già durante la sua vita ma dopo la sua dipartita si è sviluppato un vero e proprio culto intorno a lui.

Quando è morto Padre Pio: molti i problemi fisici del santo

Nato a Pietrelcina, in provincia di Benevento nel Maggio del 1987, fin da piccolo la sua salute è stata molto precaria. Da bambino infatti fu colpito da una grave enterite che lo costrinse a restare a letto a lungo e a 10 anni si ammalò di febbre tifoidea.

Quando nel 1900 iniziò il suo cammino spirituale all’interno della Chiesa ai problemi fisici si aggiunsero altri fenomeni definiti “inspiegabili”.

Il frate venne colpito spesso soprattutto da ipertermie, ovvero delle febbri molto alte. Durante tutta la sua vita inoltre, ha avuto problemi respiratori venendo assistito costantemente dal personale medico che lo affiancava durante questi episodi.

La morte infatti avvenne proprio a causa di una crisi respiratoria, impossibile da risolvere anche con l’intervento dei medici.

Al funerale in suo onore accorsero migliaia di persone provenienti da ogni parte d’Italia. La commozione per la sua dipartita fu molto significativa per tutto il paese e in poco tempo il santo raggiunse la fama internazionale.

Il frate viene poi proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nel 2002. Oggi è considerato il patrono dei volontari per la difesa civile e degli adolescenti cattolici.

La conservazione delle sue spoglie

La Chiesa cattolica crede che la conservazione delle spoglie mortali di un santo sia la misericordia di Dio. In questo modo si vuole preservare da subito il corpo, perché per i cattolici questo nasconderebbe la promessa della resurrezione.

Le spoglie di Padre Pio però non appaiono per nulla intatte, anzi il processo decomposizione pare essere in piena attività anche se monitorato. Infatti almeno il 35-40% della superfice corporea ha subito l’effetto della degradazione naturale. Verosimilmente nell’arco di 20 massimo 30 anni, senza alcun intervento di conservazione da parte dell’uomo, questo avrebbe completato la sua attività biologica di degradazione su tutto il cadavere.

Ma come fa un corpo tumulato in ambiente iperprotetto (doppia cassa di metallo e spesso rivestimento marmoreo a ricoprire le pareti della tomba) a essere oggetto di decomposizione? Sicuramente è importante da tenere in considerazione il fattore temporale, infatti sono passati più di 50 anni dalla morte del santo e questo ha intaccato le sue spoglie.

Per conservare al meglio le reliquie del santo si scelse di racchiuderlo dentro una triplice bara. Quella di legno presentava al posto del normale coperchio una lastra di vetro e nella cella sepolcrale venne inserita una generosa quantità di sabbia per il mantenimento del corpo.

Questa particolare pratica funebre, molto simile a quella in uso per i pontefici, presenta una grande novità per la legislazione italiana. Nessun regolamento nazionale di polizia mortuaria, infatti, ha mai contemplato l’impiego del coperchio in vetro per una bara.

L’umidità però, dovuta alle escursioni termiche al momento della dissepoltura e rilevata durante una ricognizione non ha mantenuto del tutto intatti i resti del santo. Il contrasto termico ha fatto quindi molti danni.

Quel tipo di sigillatura ha impedito ad agenti batterici atmosferici esterni di penetrare nella bara ma ha anche mantenuto intrappolati gli agenti che si sono creati dentro la cassa senza possibilità di espulsione. Tutto questo ha impedito la naturale mummificazione del corpo.