In Niger la giunta militare che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum, ha rifiutato le richieste dell’Africa occidentale, dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite di reinsediare il precedente presidente. L’Ecowas ha deciso quindi per un intervento militare e alcuni stati africani hanno già acconsentito ad inviare i propri uomini.
L’Ecowas e l’intervento militare in Niger
Oggi giovedì 10 agosto i rappresentanti dell’Ecowas (blocco dell’Africa occidentale) hanno acconsentito ad inviare forze militari per fermare la giunta militare protagonista del colpo di stato in Niger. Il presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara ha affermato che i Capi di Stato maggiore si incontreranno per finalizzare i dettagli dell’operazione, ma hanno già ricevuto l’autorizzazione per intervenire il più presto possibile.
Insieme a Benin e Nigeria, la Costa d’Avorio è la più dura nell’attaccare il ruolo e le azioni dei golpisti nigerini:
I putschisti possono decidere di andarsene domani mattina e non ci sarà alcun intervento militare, dipende da loro: siamo determinati a reintegrare il presidente Bazoum al suo posto.
Il presidente Ouattara ha affermato che è pronto ad inviare fra gli 850 e i 1100 uomini, ma allo stesso tempo alcuni nell’Ecowas mantengono aperte le porte ai negoziati. Domenica 6 agosto è scaduto l’ultimatum che l’Ecowas aveva dato ai golpisti nigerini il 30 luglio: ritiro delle loro forze e ritorno alla presidenza di Bazoum, altrimenti si sarebbe arrivati ad uno scontro militare.
Non avendo ricevuto risposte, l’Ecowas si sta quindi preparando per un attacco su larga scala. In Niger la situazione è molto tesa: i golpisti hanno minacciato di uccidere Bazoum nel caso in cui il paese fosse stato invaso. Il mancato rilascio del presidente deposto deriverebbe da presunte “ragioni di sicurezza” contro interferenze esterne, specie francesi.
Comunque sia, l’aver annunciato di essere pronti non porterà ad un immediato intervento militare. L’Ecowas deve ottenere innanzitutto la convalida dell’Unione Africana per intervenire, come quella del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.