Pensioni giovani, a lavoro fino a 74 anni per avere un modesto assegno di pensione, al limite del trattamento sociale di oggi. È quanto prevede il Consiglio nazionale dei giovani sul futuro lavorativo delle nuove generazioni, in particolare per quelle che hanno iniziato a lavorare e che oggi non hanno oltre i 35 anni di età. Da un esempio, si traggono le prime indicazioni: chi ha iniziato a lavorare nel 2020 all’età di 22 anni, andrà in pensione a 71 anni di età. Il ritardo dell’uscita dal lavoro è uno dei maggiori in Europa, anche se la spesa pensionistica sostenuta dall’Italia è tra quelle più elevate.

A peggiorare la situazione è sicuramente la situazione lavorativa italiana: pochi, in percentuale, i contratti a tempo indeterminato, molti i buchi lavorativi, ovvero i periodi contrassegnati da disoccupazione e mancati versamenti di contributi. Per molti, quindi, si prospetta di lavorare fino a 74 anni per arrivare a un assegno di pensione accettabile.

Pensioni giovani, a lavoro fino a 74 anni: ecco di quanto sarà l’assegno futuro

Non arrivano buone notizie sulle pensioni dei giovani dallo studio effettuato dal Consiglio nazionale dei giovani sul futuro lavorativo e sulle previsioni di uscita dall’occupazione. Si andrà in pensione mediamente molto più tardi di quanto avviene oggi, con la pensione di vecchiaia fissata a 67 anni. Per i giovani, considerando anche l’aumento della speranza di vita sopra l’età di 65 anni, si andrà ben oltre i 70 anni, con punte di circa 74 anni.

Lo studio sviluppa alcuni esempi delle previsioni di pensione degli under 35. Chi dovesse rimanere a lavoro fino al 2057, con il ritiro a 73 anni e 6 mesi, in caso di lavoro alle dipendenze prenderebbe una pensione media mensile lorda di 1.577 euro, pari a 1.099 euro al netto dell’Irpef. Si tratta di un importo di 3,1 volte quello dell’assegno sociale.

I lavoratori autonomi che hanno partita Iva, invece, lavorando fino al 2057 all’età di 73 anni e 6 mesi, avrebbero un assegno medio di pensione di 1.650 euro lordi al mese, pari a 1.128 euro netti. L’importo medio sarebbe di 3,3 volte il trattamento sociale.

Pensioni giovani, le opzioni della vecchiaia e uscita anticipata contributiva

Si tratta di dati che comprendono difficoltà lavorative dei giovani ma che dovrebbero anche includere periodi di stabilità, soprattutto con il crescere dell’età. In ogni modo, chi oggi ha al massimo 35 anni, rimarrà a lavoro sei o sette anni in più rispetto a chi ha qualche decina di anni di più ed è maggiormente prossimo alla pensione.

Da un punto di vista della normativa attuale, i giovani under 35 – che rientrano tutti nel sistema contributivo, ovvero hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 – possono accedere alla pensione di vecchiaia che richiede che l’assegno mensile futuro sia di 1,5 volte il trattamento sociale. Le proporzioni sopra indicate indicano che, in ogni modo, anche se gli importi sono poco al di sopra di quanto prende oggi pensionato con la minima, si dovrebbe riuscire a superare la soglia richiesta.

Riforma 2024, si cerca un’intesa sulla pensione di garanzia

Allo stesso modo, dovrebbe essere mediamente superata anche la soglia della pensione anticipata contributiva, la formula di uscita prima riservata ai lavoratori del sistema contributivo che consente di uscire dal lavoro a 64 anni (più gli aumenti della speranza di vita) unitamente a 20 anni di contributi e a un assegno futuro 2,8 volte il trattamento sociale.

La ripresa delle trattative tra il governo e i sindacati riprenderanno a settembre per studiare misure di agevolazione delle pensioni, anche dei contribuenti più giovani. Al momento, la proposta che maggiormente è attenzionata dalle parti sociali è quella della pensione di garanzia, sulla quale si concentrano le proposte di revisione e di sostegno degli importi futuri.