Dunque ci siamo. Domani, 11 agosto, si aprirà il famoso tavolo tra il governo e i leader di opposizione sul salario minimo. Ma, considerando le premesse, i margini resterebbero piuttosto esigui. Tanto che da Alleanza Verdi+Sinistra, tra il lusco e il brusco, è venuto fuori un: “Che ci ha chiamato a fare?” Vediamo allora cosa aspettarsi.
Salario minimo, cosa aspettarsi dall’incontro tra il governo e l’opposizione. Dure le premesse
Se per legge imponessi una cifra minima oraria di retribuzione per i lavoratori – ha detto la premier Meloni nella sua nuova puntata della rubrica via social “Gli appunti di Giorgia” – rischieremmo di avere un salario minimo più basso del minimo contrattuale previsto. Sarebbe un parametro sostitutivo, più che aggiuntivo e il risultato, nel complesso, discutibile.
Saranno pure “di Giorgia”, gli appunti, ma è il pensiero di tutto il governo, che comunque dovrebbe parlare di rinnovo dei contratti, estensione della contrattazione e del welfare aziendale e riforma del cuneo fiscale.
I commenti dai leader di opposizione. Calenda prova a stemperare ma chiede al più presto soluzioni
La linea delle opposizioni è chiara da tempo: soglia di 9 euro sui contratti. Nel frattempo, però, quegli appunti sono rimasti indigesti. E proprio su quelli si scaglia, in un post, il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
[Giorgia Meloni] non ha detto una parola – la sintesi – su migranti, aumenti della benzina ed sms dell’Inps che taglia sostegni (si riferisce al reddito di cittadinanza, ndr) a 169.000 famiglie.
Su quest’ultimo fronte specialmente, sostiene ancora l’ex premier, Meloni dovrebbe chiedere scusa. Mentre, si chiede il Pd, la strategia “quale dovrebbe essere? Convocarci, cercare un incidente e far saltare tutto?”
Continuando a sostenere che il salario minimo porterà verso il basso anche gli altri contratti significa due cose – dicono Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra – O che la premier afferma il falso, o che non ha letto la nostra proposta, che punta proprio alla contrattazione collettiva.
Tutto ciò mentre Carlo Calenda di Azione predica calma e “toni bassi”, per cercare un accordo e quindi mostrare un “atto di responsabilità verso 3,5 di lavoratori sotto la soglia di povertà”.
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