Il dibattito sulla tassazione sulle banche,introdotta dal governo, per, tutto da verificare, aiutare i cittadini in difficoltà con i mutui, mi sembra molto stimolante. Non per la questione in se, che, ripeto è tutta da verificare, per quanto riguarda gli effetti benefici sui cittadini, e aggiungerei tutta da verificare, anche perché in silenzio dopo l’annuncio che ha creato una spropositata reazione negativa della borsa, tutto sembra tornare a una dimensione che possa accontentare tutti, banche e governo, non certo i cittadini.

Lo Stato e l’economia

Mettiamo da parte quindi il dibattito, sugli effetti e le conseguenze di questa scelta e passiamo al ragionamento più stimolante, quello che riguarda l’intervento dello Stato nell’economia reale. Lesa maestà. Questa la sensazione leggendo giornali, analisti ed economisti. Lesa maestà. Come si permette il governo di intervenire con un prelievo fiscale sui profitti strabilianti di un determinato settore economico. Basterebbe ricordare gli interventi statali per salvare dal fallimento alcuni istituti di credito. i miei e i vostri suldi, prelevati senza annunci, per aiutare giustamente le banche, a tenersi in piedi. Ma se accade il contrario? E’ lesa maestà.

Il ruolo delle Banche nella società

Ci dicono, che tecnicamente, dal punto di vista legislativo le banche sono aziende private. Va bene, ma non mi si venga a dire che si possa prescindere dall’interesse collettivo che le banche rappresentano, se non altro rispetto al fatto che vivovono e si arricchiscono grazie al nostro denaro. Ricordiamo che la tutela costituzionale alla libertà d’impresa soggiace al fatto, che ” l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale“. Le banche sono le prime, fisiologicamente a dover soggiacere a tale principio.

Fassina e il dovere degli interventi redistributivi

Stefano Fassina, economista, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Fino a qui tutto bene”, su Radio Cusano Campus. Riguardo alla tassa sugli extraprofitti ha dichiarato che “L’intervento andava nella direzione giusta, poi l’incursione del Tesoro lo ha radicalmente ridimensionato. Come è emerso ieri, è un intervento marginale. In questo ultimo anno le banche ma non solo hanno maturato valanghe di utili. Questa non è una colpa, ma non è una colpa neanche redistribuire una parte di questi utili enorme ad una parte di lavoratori e famiglie.”

Già fatto in Spagna

Le reazioni della stampa estera significative per Fassina: “Si tratta di misure di carattere temporaneo a fronte di situazioni di carattere eccezionale. Il Financial Times e Il Sole 24 ore segnalano utili eccezionali, in una situazione emergenziale è dovere della politica avviare interventi redistributivi. Dipende però da come li fai. Il provvedimento del governo aveva già grossi limiti, ma la direzione era sacrosanta. Altri Paesi come la Spagna hanno fatto questo intervento. I grossi investitori è normale che protestino, ma il provvedimento è temporaneo, una volta terminato è normale che torneranno perché gli conviene”. Usciamo dalla lesa maestà e entriamo in un ragionamento più proficuo, domandandoci se è lecito che lo stato faccia delle scelte politiche nel campo dell’economia o se dobbiamo proseguire a mantenere le dimensioni separate, alimentando la percezione che i cittadini hanno della politica, ovvero che non serva più a nulla.