C’è una svolta nel caso sul suicidio di Luca Ruffino, presidente di Visibilia. L’autopsia ha confermato che l’imprenditore “non aveva patologie gravi”, smentendo, dunque, chi sosteneva il contrario.
Visibilia, per l’autopsia Ruffino non aveva patologie gravi: si indaga sull’istigazione al suicidio
La procura potrà adesso dirigere le proprie forze verso altri lidi. Salta la pista del suicidio per malattia, ma rimane in campo l’indagine sull’istigazione al suicidio a carico di ignoti. Come ormai risaputo, Ruffino era collegato alla Santanchè, perché dall’esponente di Fratelli d’Italia – nonché ministra del Turismo – l’imprenditore aveva rilevato la Visibilia editore, vedendo nell’azienda grande potenziale. Come da lui stesso ammesso.
La procura aveva avviato le indagini per istigazione al suicidio proprio per far luce sulle cause e prendere la strada dell’autopsia, da cui è emerso “nulla di rilevante”. E se adesso è emerso che Ruffino non avesse malattie gravi, allora le forze dell’ordine potrebbero dirigere le proprie forze su chi possa aver istigato all’estremo gesto il presidente di Visibilia, magari minacciandolo.
All’autopsia non ha partecipato il l’avvocato dei familiari di Ruffino, Fabio Re Ferrè, che ha detto di non avere nominato un consulente avendo “piena fiducia nella scrupolosità della Procura”.
Nei biglietti lasciati ai familiari Ruffino aveva fatto riferimento alla fatica degli ultimi anni: “Ho accumulato tensioni e sofferenze che hanno saturato i miei spazi. Vi chiedo scusa”.