Come funziona il Reddito Alimentare? Dato il costante aumento delle famiglie italiano che si trovano in una condizione di povertà assoluta, dovuta anche probabilmente alle conseguenze che hanno portato prima lo scoppio della pandemia da Covid-19 e dopo l’aumento dei prezzi a causa della guerra tra Russia ed Ucraina, si è cercato di correre ai ripari.
Il volontariato è la parte centrale di un progetto che punta a contrastare e a risolvere le problematiche che riguardano ben 5,6 milioni di persone in Italia.
Per contenere gli effetti di questa problematica l’idea è quella di ridurre gli sprechi alimentari e di fornire il cibo che andrebbe buttato a coloro che non hanno la possibilità di accedere a pasti regolari.
Durante il corso dell’anno 2020, infatti, sono stati buttati via ben 220.000 tonnellate di prodotti di genere alimentare, esclusivamente dai supermercati italiani, i quali sono stati recuperati per sfamare le 5 milioni e 600 mila persone di cui parlavamo poco sopra.
Il tema dello spreco e della povertà alimentare è molto sentito, dunque, e questo strumento cerca di apportare un cambiamento radicale andando a riequilibrare il rapporto che c’è tra lo Stato e il Terzo settore, portando a collaborare queste due forze, anziché a scontrarsi a vicenda per scaricare la responsabilità di una soluzione definitiva che prima o poi speriamo possa arrivare.
Può essere il c.d. Reddito Alimentare la parte di una soluzione a queste problematiche? A tal proposito, andiamo a vedere insieme come funziona questo strumento e perché conviene.
Come funziona il Reddito Alimentare? Uno strumento contro la povertà e gli sprechi
All’interno dell’apposito sito web ufficiale, nel quale possono essere consultate tutte le informazioni dedicate a questo strumento, nonché possono essere effettuate le eventuali donazioni per chi è interessato, viene spiegato in maniera sommaria che cos’è e come funziona il Reddito Alimentare.
Nello specifico, ecco il funzionamento e l’iter di questo strumento:
“Lo strumento è il frutto di questo cambiamento. Stato, Terzo settore e privati collaborano infatti per garantire alle persone che hanno bisogno non un sussidio monetario, bensì il diritto ad accedere a dei pacchi alimentari.
I beneficiari, attraverso una semplice app, potranno infatti prenotare quei pacchi per poi ritirarli in uno dei centri di distribuzione oppure farseli consegnare a casa, se categorie fragili.
L’organizzazione della filiera sarà gestita da ambedue i soggetti.
Il Terzo settore metterà infatti a disposizione volontari, locali e soprattutto esperienza; lo Stato altri locali, le risorse per un partner logistico che dovrà fare i ritiri e consegne da supermercato a centro e da centro a domicilio che il Terzo settore non potrà fare, nonché quelle per aiutare i volontari a coprire le spese principali (carburante per le consegne ad esempio), e infine l’infrastruttura digitale, ossia la app.
La regia del progetto sarà poi in capo ad un Tavolo nazionale che vedrà tutti i partner coinvolti.”
Ecco perché conviene lo strumento per evitare gli sprechi e contrastare la povertà
La convenienza di questo strumento è il fatto che ha dei costi molto bassi (pari a pochi milioni di euro) e, nel frattempo, consente anche di aiutare le persone bisognose e di risparmiare sulle spese necessarie per lo smaltimento dei rifiuti.
In particolare, il vantaggio principale per quanto riguarda il Terzo settore è il fatto che lo Stato sostiene e collabora con i volontari, lavorando per contrastare l’emergenza legata alla povertà apportando delle risorse concrete.
Il principale vantaggio per quanto riguarda i supermercati, invece, è il fatto di poter ottenere dei benefici a livello fiscale, in base a quanto previsto dalla legge antispreco del 2016.
Nello specifico, prodotti che diventerebbe rifiuti e, quindi, una perdita per l’azienda, possono essere utilizzati per essere donati alle persone che si trovano in una condizione di povertà assoluta.